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Accabadora (34)

Michela Murgia

Genere: Drammatico, Classici moderni, Saghe familiari

Editore: Einaudi

Anno: 2014

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 166 Pagine

Isbn 10: 8806221892

Isbn 13: 9788806221898

Trama

Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà  crescere e ne farà  la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà  lei ad averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come "l'ultima". Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. "Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fili'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia". Eppure c'è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre.

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Michela Murgia ha uno stile secondo me unico in equilibrio perfetto tra il detto e il non detto che in qualche modo riesce a far trasparire e trasmettere più contenuto di quanto non farebbe con mille parole. Accabadora mi ha stregata e nonostante sia una storia piuttosto semplice e realistica mi è rimasta impressa nel cuore. Consiglio vivamente la lettura a chi se lo fossa lasciato sfuggire.

Utente eliminato

Recensito il 04/06/2022

Tematiche importanti ma raccontante in modo sbrigativo e poco concludente, finale davvero meh.

Katelikki

Recensito il 29/01/2023

*SPOILER ALERT* Siamo a Soreni, un piccolo paesino della Sardegna negli anni 50. Le due protagoniste sono Maria Listru, ultima figlia di una vedova e Tzia Bonaria, l'anziana signora che ha preso in adozione Maria per sollevare la già povera famiglia dalle spese dovute al dover sfamare un'altra bocca. Qui c'è il confronto tra le due generazioni: Maria è una bambina a cui piace studiare e non ha voglia di sottostare alle dure e sciocche leggi che la società ignorante e patriarcale le impone, Tzia Bonaria è una vecchia che tutto il paese rispetta e quasi teme per la sua autorevolezza e per il segreto che nasconde ma che cresce Maria con tutte le attenzioni di una madre. La bambina è convinta che la sua madre adottiva sia una semplice sarta ma è incuriosita dalle sue uscite notturne finchè un giorno la verità la colpirà allo stomaco come una mina vagante: Bonaria è un'Accabadora, colei che aiuta a raggiungere la fine. In una terra pervasa di suggestione e superstizioni è lecito e tacitamente convenuto quel che altrove è null’altro che delitto. E' proprio il personaggio di Tzia Bonaria che testimonia quanto sofferta sia la sua decisione di agevolare il trapasso di chi soffre, di chi in effetti sopravvive solo per un accanimento terapeutico. Ma è proprio in contrapposizione a questi casi che si pone il destino di Nicola Bastiu, il quale desidera la morte solo perché non ha la forza e il coraggio di affrontare una vita da disabile, in pieno possesso delle sue facoltà intellettive. È qui il punto centrale del romanzo: la Murgia affronta un tema moderno ma evidentemente presente nei tempi addietro senza tutto il dibattito etico sulla giustezza dell’atto che invece contraddistingue le pagine di oggi. Difficile condannare o assolvere, Maria quindi è così sconvolta e delusa dal silenzio della vecchia che deciderà di lasciare la Sardegna per trasferirsi nel "continente" ma non potrà rimanere lontana dalla sua terra troppo a lungo. Ciò che infatti insegnerà l’accabadora a Maria una volta tornata sarà il riconoscere la differenza tra pietà e complicità proprio quando si troverà al suo capezzale e ricorderà le sue parole: “non dire mai: di quest’acqua io non ne bevo”. Una prosa asciutta e spesso aspra, una lettura consigliata per le riflessioni e le emozioni che il romanzo scaturisce. SCAMBIATO.