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Alzate l'architrave, carpentieri e Seymour. Introduzione (2)

J.D. Salinger

Genere: Racconti,

Editore: Einaudi

Anno: 2003

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 177 Pagine

Isbn 10: 8806167243

Isbn 13: 9788806167240

Trama

"Il personaggio principale, almeno in quei momenti di lucidità  in cui riuscirò ad impormi una linea di condotta, sarà  il mio defunto fratello maggiore Seymour Glass che (preferisco dir tutto in un'unica frase da necrologio) nel 1948, all'età  di trentun anni, mentre era in vacanza in Florida con sua moglie, si tolse la vita. Egli ebbe un grande significato per moltissime persone con cui venne a contatto e per noi, suoi fratelli e sue sorelle, egli fu tutto. Tutto quel che è realtà , egli fu, per noi: il nostro unicorno striato di blu, il nostro specchio ustorio, il genio di famiglia che dà  consigli a tutti, la nostra coscienza portatile, il nostro commissario di bordo, il nostro unico poeta..."

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«Ti prego, sii felice, felice, felice.» Alzate l'architrave, carpentieri - 4/5 Seymour. Introduzione - 5/5 Si tratta di due racconti il cui protagonista indiscusso è (il fantasma di) Seymour, il maggiore dei ragazzi Glass, morto suicida all'età di 31 anni. In entrambi i racconti il narratore è Buddy, uno dei fratelli minori di Seymour. In Alzate l'architrave, carpentieri troviamo un Buddy venitreenne al matrimonio di Seymour - matrimonio a cui lo sposo ha pensato bene di non presentarsi - costretto in macchina con alcuni dei parenti della sposa, tra cui un'inferocita Damigella d'Onore, tutti ignari di avere davanti proprio il fratello del disgraziato. Come nella migliore tradizione salingeriana, il tutto condito con personaggi e dialoghi che definire realistici sarebbe un eufemismo. Seymour. Introduzione, invece, più che un racconto con una narrazione è un lungo stream of consciousness di Buddy riguardo al fratello scomparso. Rimango basita - come sempre quando leggo Salinger, ma in questo racconto e in Holden specialmente - di come S. riesca a diventare i personaggi dei suoi libri: è l'unico scrittore in cui mi sia mai imbattuta che riesce ad abbattere la sottile ma altrove sempre percepibile linea tra lo scrittore e il suo personaggio, fondendosi con esso, dando l'impressione che il libro sia veramente scritto da Buddy, o Holden. Perché Salinger è Buddy, è Holden. Se J.D. avesse avuto fratelli defunti a cui dedicare una tale dichiarazione d'amore avrei pensato che si fosse “limitato” a parlare della sua esperienza personale per bocca del personaggio ma, colpo di scena, non ne aveva. Quello che resta è puro talento o, permettetemi, puro genio. «A chi ha fede, a chi è paziente, a chi è ermeticamente puro, le cose più importanti di questo mondo - non la vita e la morte che sono soltanto dei nomi, ma le cose veramente importanti - riescono meravigliosamente.»