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L'amore molesto (18)

Elena Ferrante

Genere: Letteratura, Drammatico

Editore: Edizioni E/O

Anno: 1996

Lingua: Italiano

Rilegatura: Non inserito

Pagine: 192 Pagine

Isbn 10: 887641293X

Isbn 13: 9788876412936

Trama

Portato con successo sullo schermo da Mario Martone, L'amore molesto è uno dei romanzi italiani più importanti e più originali degli ultimi anni. Un romanzo che ha rivelato il talento di Elena Ferrante, autrice schiva e lontana dagli ambienti letterari. La trama ruota intorno al rapporto tra Delia e la madre Amalia, un rapporto madre-figlia scavato con crudeltà  e con passione. "Mia madre annegò la notte del 23 maggio, giorno del mio compleanno, nel tratto di mare di fronte alla località  che chiamano Spaccavento...". E' l'incipit del romanzo. Che cosa è accaduto ad Amalia? Chi c'era con lei la notte in cui è morta? E' stata davvero la donna ambigua e incontentabile che sua figlia si è sempre immaginata? L'indagine di Delia si snoda in una Napoli plumbea che non dà  tregua, trasformando una vicenda di quotidiani strazi familiari in un thriller domestico che mozza il respiro.

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Le recensioni degli AccioBookers

The LibrariAnna

L'aggettivo molesto non poteva essere più calzante...il libro è notevole solo grazie al talento che la Ferrante dimostra, come per altro nella serie dell'Amica geniale, nel descrivere visceralmente un odore, un luogo, un pensiero. Tuttavia, Delia e Amalia (allitterazione perfetta visto il continuo ideale scambio di persona tra figlia e madre) si rincorrono nella solita sequenza di azioni sconnesse e morbose. I temi affrontati, la violenza di genere, la pedofilia, le persecuzioni, gli ossessivi amori filiali e non, la miseria e la decadenza fisica e morale, sono e vogliono mostrarsi in tutta la loro follia e iniquità, tuttavia non è un tipo di narrazione che mi avvince, piuttosto mi allontana da sé.

LiberoLibro

Recensito il 16/12/2021

https://www.liberolibro.it/elena-ferrante-lamore-molesto/

alessiab

Recensito il 12/08/2023

Particolarmente disturbante: la violenza viene raccontata in maniera esplicita, è chiaro che è sistemica, che non è casuale o frutto di una famiglia marcia, bensì manifestazione di un disagio culturale totalitario. La supremazia dell'uomo sulla donna, la gelosia, le umiliazioni, l'annullamento:

[…] e di nuovo mia madre, prima che diventasse mia madre, fosse incalzata dall'uomo con cui avrebbe fatto l'amore, che l'avrebbe coperta col suo cognome, che l'avrebbe cancellata col suo alfabeto.

La violenza traspare anche dalla bruttezza della città e della folla → in questo, il racconto è un ritratto poco seducente, ma sicuramente riuscito, di Napoli.

Il viaggio della voce narrante è quella di una persona allucinata: è una psicotica che, tramite le storie che si racconta, cerca di entrare in contatto con il mondo esterno, soprattutto con la madre, ma ormai è troppo tardi.

Il titolo: “l'amore molesto”, chi è che lo prova? nei confronti di chi? chi la vittima, chi il carnefice? è una storia violenta è disturbante perché di carnefice non ce ne è solo uno: persino la vittima diventa carnefice e la sua vittima - Amelia, la madre - poteva in realtà essere l'unica alleata. E' un romanzo violento perché al lettore viene negata qualsiasi possibilità di empatia: nessun personaggio merita la simpatia del lettore, ad eccezione - come sempre avviene - dei morti.

Rimando a Lo Straniero di Albert Camus: la focalizzazione interna, l'apatia, la mancanza di riferimenti temporali e spaziali chiari, certi. Un occhiolino: nello Straniero, “maman est morte” “aujourd'hui, ou peut-être hier”, mentre con la Ferrante il dettaglio è essenziale: è il 23 maggio, giorno del compleanno della voce narrante.

Il corpo e le sue deformità - da cui derivano chiari e ottocenteschi limiti morali - sono i protagonisti (campo semantico prevalente, direi). Ciò che di più disgustoso il corpo produce, rilascia, rigetta, è il cuore del racconto: sangue, sudore, sperma. Il corpo non dà assolutamente alcun piacere (la protagonista non sa e non può avere rapporti sessuali felici) e qualsiasi tentativo di abbellirlo è ridicolo (sia la protagonista che sua madre diventano dei pagliacci, dei fantocci - quasi delle poco di buono, come lo sguardo maschile perennemente rivolto in maniera squallida su di loro vuole far loro credere - quando fanno caso all'abbigliamento cercando di rendersi seducenti).

Ma gli fui grata ugualmente per la dose minima di umiliazione e di dolore che mi aveva inflitto. Girai intorno al letto, mi sedetti sulla sponda dal suo lato e lo masturbai. Mi lasciò fare, a occhi chiusi. Eiaculò senza un gemito, come se non stesse provando alcun piacere.

Il lessico è sempre brutale, viscerale -→ mette al centro il corpo. La protagonista è disgustata dall'utilizzo del dialetto e si rifiuta di utilizzarlo per evitare di cadere nello stesso degrado. Il dialetto è osceno e veicola l'osceno molto meglio della lingua italiana, come se il significato rinviasse direttamente alla realtà oggettiva, concreta, brutale:

Le oscenità in dialetto - le uniche oscenità che riuscivano a far combaciare nella mia testa suono e senso in modo da materializzare un sesso molesto per il suo realismo aggressivo, gaudente e vischioso: ogni altra formula fuori di quel dialetto mi pareva insignificante, spesso allegra, dicibile senza repulsione.

Stefi

Recensito il 25/08/2023

Quando la Ferrante parla di figlie e madri potrei leggere le sue parole per giorni, mesi, anni. Alcune parti del romanzo sono eccessivamente lente, credo che si dovesse ancora delineare meglio lo stile di questa scrittrice che io amo molto. Ma mi è comunque piaciuto il mistero che aleggia tra le pagine e l'immersione nel rapporto tra Delia e sua madre Amalia.