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Stoner (20)

John Williams

Genere: Letteratura, Classici moderni, -

Editore: Fazi

Anno: 2016

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 332 Pagine

Isbn 10: 8893250624

Isbn 13: 9788893250627

Trama

William Stoner ha una vita che sembra essere assai piatta e desolata. Non si allontana mai per più di centocinquanta chilometri da Booneville, il piccolo paese rurale in cui è nato, mantiene lo stesso lavoro per tutta la vita, per quasi quarantanni è infelicemente sposato alla stessa donna, ha sporadici contatti con l'amata figlia e per i suoi genitori è un estraneo, per sua ammissione ha soltanto due amici, uno dei quali morto in gioventù. Non sembra materia troppo promettente per un romanzo e tuttavia, in qualche modo, quasi miracoloso, John Williams fa della vita di William Stoner una storia appassionante, profonda e straziante. Come riesce l'autore in questo miracolo letterario? A oggi ho letto Stoner tre volte e non sono del tutto certo di averne colto il segreto, ma alcuni aspetti del libro mi sono apparsi chiari. E la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria. È il caso che abbiamo davanti. (Dalla postfazione di Peter Cameron)

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Le recensioni degli AccioBookers

Federica Frarfi

A Stoner si vuole bene, ma proprio tanto. QUI (https://rosebiancheecaffe.wordpress.com/2017/09/19/stoner/) la mia opinione completa Jhon Williams ci accompagna nella tranquilla, monotona e forse mediocre vita di un uomo che vorresti abbracciare, entrando nelle pagine e nei caratteri stampati. A Stoner ci si affeziona perché è un uomo profondamente buono, sebbene passivo e con un’incomprensibile tendenza ad accontentarsi di ciò che ha, anche quando gli sta stretto, anche quando lo soffoca: egli vede i binari della sua vita presente, passata e futura e su quei binari continuerà a camminare. Una vita in trecentoventidue pagine in cui si parla di famiglia, di percorsi formativi, di letteratura, di scelte, di vita matrimoniale e di amore vero, di guerra e di morte. Tra le mie parti preferite ci sono senza dubbio i capitoli relativi al rapporto con Katherine, durante i quali gioivo per quei genuini ritagli di felicità nella vita del caro Stoner; i momenti trascorsi con la figlia Grace nel suo studio, padre e figlia silenziosi e complici; l’amicizia con Gordon Finch, costante sebbene non intrusiva e, infine, le pagine finali, in cui William fa un cosciente bilancio della sua vita senza rancore, paura o rabbia. E sì, la morte di Stoner commuove. Si avrebbe voluto di più per lui, una felicità travolgente e rivoluzionaria, ma la pacatezza di William Stoner negli ultimi momenti della sua vita tranquillizza anche noi, che quasi giustifichiamo l’antipatia di Edith, l’arroganza di Lomax e la spocchiatezza di Walker. (No, non è vero. Lomax e Walker non li giustificheremo mai!). Il solo vero rimpianto resta la cara Grace, unico destino tragico della vicenda.

abouthilary

Non so spiegare cosa mi abbia spinto a intraprendere questa lettura in apparenza priva di colpi di scena, colma di minuziose descrizioni e dal ritmo lento. Credo che la bellezza di questo romanzo risieda proprio nella capacità dello scrittore di rendere avvincente la storia di un uomo umile e semplice, un ragazzo che parte dalle campagne per raggiungere l’università e diventare, successivamente, professore. Peter Cameron scrive nella postazione di non aver ancora colto il segreto dell’autore, sebbene abbia letto il romanzo tre volte. La verità è che a un bravo scrittore non occorre descrivere una vita emozionante per ottenere una buona storia, se indagata con adeguata cura, affetto e attenzioni anche la più delle silenziosi vite potrà dare forma ad un lavoro letterario degno di nota. Stoner ne è la dimostrazione. La vita di Stoner può essere sintetizzata in un unico aggettivo: sfortunata. La sua esistenza è un susseguirsi di sfortunati eventi, il lettore non può che non tifare animatamente per una svolta positiva nella vita del protagonista la quale apparentemente non avrà mai luogo. Il tifo dapprima animato e concitato si trasforma in una speranza silenziosa perché infondo tutti possiamo intravedere in Stoner una parte di noi, rivediamo le nostre sconfitte, le avversità che dobbiamo affrontare quotidianamente ma, sopratutto, possiamo rivedere in Stoner la piattezza che talvolta può assumere la nostra esistenza. Questo romanzo dalle modeste ambizioni è in grado di sollevare nel lettore grandi interrogativi: perché viviamo? Che cosa conferisce valore e significato alla vita? Che cosa vuol dire amare? Ho sentito svariate opinioni su questo romanzo e sono giunta alla conclusione che per questo libro non si possano provare emozioni intermedie, o lo si ama o lo si odia. Per me rimane una delle mie migliori scoperte.

juliabbi

Una meraviglia.

Rosanna

Il romanzo perfetto. Un racconto che trasuda umanità, quella che Williams prova per il suo protagonista, Stoner, solo apparentemente passivo, un uomo capace di fermarsi e soprattutto di bastarsi in un'America così feroce e perennemente in corsa.

_PAPAIA_

La semplice vita di William Stoner,  un ragazzo di campagna divenuto docente universitario. Un uomo semplice, amante della letteratura e silenziosamente ardente che ha saputo parlare ai miei segreti spiegandomi perché e come vengano fatte delle scelte piuttosto che altre, e che nella vita si ama e lo si fa profondamente perché, anche se é un sentimento tante volte non richiesto, semplicemente accade. Se potessi per un secondo incontrare William gli direi che Grace, dietro quel sorriso etereo, è incazzata nera e che avrebbe voluto urlare più a lui che a sua madre Edith ma che in fondo l'affetto che prova per lui è ancora nel suo studio racchiuso in fulgidi ricordi di bambina.