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Mockingjay (1)

Hunger Games, #3

Suzanne Collins

Genere: Fantasy, Libri in lingua originale, Young Adults

Editore: Scholastic

Lingua: Inglese

Rilegatura: Flessibile

Pagine: 455 Pagine

Isbn 10: 1407109375

Isbn 13: 9781407109374

Trama

Against all odds, Katniss Everdeen has survived the Hunger Games twice. But now that she's made it out of the bloody arena alive, she's still not safe. The Capitol is angry. The Capitol wants revenge. Who do they think should pay for the unrest? Katniss. And what's worse, President Snow has made it clear that no one else is safe either. Not Katniss's family, not her friends, not the people of District 12.

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Valeria

RECENSIONE COMPLESSIVA DI TUTTA LA SAGA Finalmente sono riuscita a terminare questa serie, che mi sono portata dietro per più di un anno nonostante il mio desiderio di finirla in fretta. Purtroppo penso che il non aver letto tutti e tre i libri della saga uno di seguito all’altro e di aver fatto passare così tanto tempo tra ognuno, abbia influito moltissimo sul mio modo di vedere complessivamente la serie. Diciamo che Hunger Games non è stata proprio una sorpresa. Io amo scoprire a poco a poco il romanzo al punto che a volte evito di leggere anche la trama. Essendo un caso editoriale che ha venduto milioni di copie, con film in uscita e migliaia di fan in tutto il mondo, mantenere segreto anche il più piccolo dettaglio è difficile e purtroppo io ho beccato tutti gli spoiler possibili e inimmaginabili e di conseguenza l’effetto sorpresa è stato tolto alla lettura, togliendo punti al godimento di quest’ultima. Inoltre ci sono stati altri piccoli ostacoli che mi hanno impedito di impazzire per Hunger Games e di amarlo come molti hanno fatto. Andando con ordine, la prima cosa “no” è lo stile dell’autrice. Ero già stata avvertita, ma comunque sono rimasta abbastanza stupita dalla piattezza con la quale il tutto è stato narrato e dalla scrittura elementare e mediocre. Hunger Games è sicuramente un libro adrenalinico che si legge tutto d’un fiato, ma questa fluidità è dettata dal susseguirsi degli eventi e lo stile pessimo ha solo contribuito a rallentare la narrazione, in alcune parti addirittura ad ostacolarla. Io capisco la fascia d’età alla quale è destinata la serie, ma per questo tipo di storia, questo stile non è assolutamente adatto (e in generale non lo è mai). Ho apprezzato invece i personaggi, a partire dalla protagonista Katniss. Nella recensione complessiva della saga di Divergent, parlai di Tris facendo dei paragoni con Katniss sottolineandone alcune caratteristiche che differenziavano le due protagoniste. A grandi linee ripeterò ciò che scrissi in quella recensione, ma mi soffermerò molto di più su Katniss. Spesso e volentieri ho letto di quanto questo personaggio fosse odioso al pubblico a causa del suo egoismo, della sua antipatia e del suo essere scorbutico. Io invece ho trovato adattissimo questo carattere, non sarei riuscita ad immaginare una ragazza sofferente, che caccia per evitare di morire di fame e circondata da un ambiente povero, violento e meschino in maniera diversa. Katniss è semplicemente il riflesso della condizione sociale in cui si trova, modellata dal dolore dovuto alla morte di suo padre, alla crescita repentina e dalla mancanza di una figura materna che la sostenesse. Io penso che il non dare un nome alla madre di Katniss non sia stata una dimenticanza dell’autrice, bensì un modo per farci capire quanto fosse lontana e distaccata la mamma nei confronti della figlia, quanto poco avesse influito nella sua vita e nella maturazione della ragazza. Tutti gli altri personaggi, Prim, Gale, Peeta, Johanna, Finnick, Plutarch, la Coin, Snow eccetera sono ben fatti e mi sono piaciuti anche i ruoli che hanno avuto nel romanzo. Un altro punto dolente, che poi è solo l’inizio di un discorso più ampio (e anche della “cosa” fondamentale del romanzo) è la fascia d’età a cui è destinato questo libro. Da quanto ho compreso leggendo, la Collins ci fa partire da un regime totalitario, una dittatura, per poi portarci ad una ribellione apparentemente liberale, facendoci capire che comunque, con qualsiasi comando, il Paese si orienterà sempre verso quello che sarà un governo di pochi o più radicalmente di uno solo. In pratica, in entrambi le parti l’unico scopo è il potere e non la sopravvivenza dell’umanità e il benessere dei cittadini. Cominciamo con un governo che uccide al primo errore, che dimostra la sua forza attraverso gli Hunger Games, che manipola la mente delle persone convincendoli che tutto ciò che fanno è per semplice divertimento, educa la società allo spreco, ai piaceri del denaro e alla noncuranza. Come base per una distopia è solida e ben organizzata, al contrario di quella di Divergent che era letteralmente un castello di carte. In ogni caso, quando Katniss prende parte alla ribellione pensando di poter migliorare le condizioni del suo Paese, si rende conto che in realtà Snow e la Coin sono uguali, e uguale è il governo che intendono mettere in atto. I ribelli inducono la protagonista a truccarsi, vestirsi in un certo modo e recitare una parte per diffondere il credo della ribellione. Katniss viene utilizzata quasi come un oggetto, un qualcosa che piace alla gente e che quindi sarà utile finché servirà, per poi essere buttata via una volta terminato il suo compito. Tutte queste sfumature, la dedizione politica e il messaggio di fondo su cui si basa l’intera saga, sono totalmente eclissati da un triangolo sicuramente posto per rendere più interessante la storia sotto il punto di vista dell’intrattenimento. Come si può pensare a divertire un lettore e distrarlo dal tema principale quando si sta parlando di un argomento così importante? Mi sono a lungo interrogata sullo scopo dell’autrice, sul motivo per il quale avesse deciso di dedicare ai ragazzi un romanzo così impegnativo per poi banalizzarlo lei stessa limitandone la comprensione. Poiché ribadisco che tra un libro e l’altro è trascorso moltissimo tempo, aggiungo che ho avuto la possibilità di leggere molti altri romanzi nel frattempo, in particolare classici o comunque libri di un certo spessore. Dopo aver terminato Il canto della rivolta e con l’aiuto degli altri libri letti nel tramite, sono giunta a questa conclusione: probabilmente la Collins era ambiziosa, ma dato che si era resa evidentemente conto di non avere il talento e le competenze necessarie (ed evitate di dire che ha un master in scrittura creativa, che gli effetti di queste lauree date a Veronica Roth e Lauren Kate si notano) da portare Hunger Games a livelli più alti e si è accontentata di indirizzarlo agli adolescenti, utilizzando uno stile scarno e con l’elemento amoroso che sempre piace. Purtroppo, la scelta della Collins e l’enorme successo avuto hanno dato il via ad una serie di decadenza del genere distopico, divenuto ormai lo sfondo per raccontare una banale storiella adolescenziale. Alla fine, posso dire che Hunger Games aveva le potenzialità per essere, ma è stato a metà. Comunque un romanzo godibile che, preso per il verso giusto, può anche insegnare qualcosa.