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L'amore ai tempi del colera (23)

Gabriel García Márquez

Genere: Amore, Classici, Classici moderni

Editore: Mondadori

Anno: 2005

Lingua: Italiano

Rilegatura: Non inserito

Pagine: 392 Pagine

Isbn 10: 8804543159

Isbn 13: 9788804543152

Trama

Per cinquantun anni, nove mesi e quattro giorni Fiorentino Ariza ha perseverato nel suo amore per Fermina Daza, la più bella ragazza dei Caraibi, senza mai vacillare davanti a nulla, resistendo alle minacce del padre di lei e senza perdere le speranze neppure di fronte al matrimonio d'amore di Fermina con il dottor Urbino. Un eterno incrollabile sentimento che Fiorentino continua a nutrire contro ogni possibilità  fino all'inattesa, quasi incredibile, felice conclusione. Una storia d'amore e di speranza con la quale, per una volta, Gabriel García Márquez abbandona la sua abituale inquietudine e il suo continuo impegno di denuncia sociale per raccontare un'epopea di passione e di ottimismo. Un romanzo atipico da cui emergono il gusto intenso per una narrazione corposa e fiabesca, le colorate descrizioni dell'assolato Caribe e della sua gente. Un affresco nel quale, non senza ironia, si dipana mezzo secolo di storia, di vita, di mode e abitudini, aggiungendo una nuova folla di protagonisti a una tra le più straordinarie gallerie di personaggi della letteratura contemporanea.

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Chiedo scusa per la lunga introduzione che sto per fare ma credo che possa essere utile a qualcuno, o magari no. E poi fuori piove a dirotto perciò è la serata perfetta per scrivere cose che forse non leggerà nessuno. Molto tempo fa lessi "Memorie della mie puttane tristi" che non mi lasciò nulla se non un grande interrogativo sul perché scrivere un libro del genere. Poco dopo ci riprovai con "Cent'anni di solitudine", che mi turbò moltissimo per la confusa e complicata trama che mi ingoiò in un sol boccone nei meandri di un realismo magico a mio parere esagerato.

Fu così che litigai con Márquez, non volevo più saperne niente di lui.

Pochi mesi fa, spinta dalla sua brevità ho letto "Cronaca di una morte annunciata" che mi ha ipnotizzata e sorpresa per la sua estrema bellezza. Perciò dopo aver trovato in una libreria dell'usato una copia in un'edizione incantevole di questo romanzo, che in teoria starei recensendo (ma in realtà sto straparlando anzi strascrivendo), mi sono detta che ormai la pace tra me e Gabriel era finalmente ristabilita e che quindi era ora di capire come fosse questo amore ai tempi del colera. Màrquez scrive davvero bene ragazzi. Le sue parole sono meticolosamente costruite per raccontare le putride ma bellissime piccolezze delle persone, la storia della sua terra e gli incredibili ma inevitabili errori della natura umana. Analizza i suoi personaggi con una lenta ma inesorabile e puzzolente sincerità. Ho sentito tanto l'ispirazione che questo romanzo ha trasmesso a Isabel Allende (da quel poco che so lei è una grande appassionata di questo autore), ma il punto di vista è più cinico e forse un po' ironico.

Questa storia narra di Florentino Ariza, un ragazzino appassionato, uno dei tanti ultimi che si ritrova a costruirsi con tutte le sue forze una vita degna per poter essere meritevole di Fermina Daza, la donna che amerà incredibilmente per tutta la sua esistenza. Il personaggio di Florentino tra contraddizioni e debolezze lascive mi ha causato non pochi dubbi, però colei che ha attirato tutta la mia attenzione è sicuramente Fermina Daza. È forte, altera, indomita. Sa che vive intrappolata in una società piena di etichette da rispettare e pregiudizi da fomentare e che questo meccanismo insieme a suo padre, vedovo e ossessionato dall'idea di un futuro riscatto economico per Fermina, le hanno tolto la possibilità di vivere una vita piena, adatta alle sue facoltà e alla sua intelligenza. Tuttavia Fermina lo ama moltissimo, e ama anche la madre che ha perso prematuramente. Tutto ciò contribuirà alla formazione del suo temperamento spigoloso, sostanzialmente dà filo da torcere a tutti e ha conquistato tutta la mia stima. Così come mi hanno particolarmente conquistata le ultime trenta pagine di questo romanzo prolisso, pregno e appassionato. Mi permetto di dare 4 stelle e non 5 per alcuni eccessi di tinte melodrammatiche quasi sfocianti nel patetico, ma sono felice di averlo letto e di aver goduto di ogni singola pagina.

 

"Il capitano guardò Fermina Daza e vide sulle sue ciglia i primi fulgori di una brina invernale. Poi guardò Florentino Ariza, la sua padronanza invincibile, il suo amore impavido, e lo turbò il sospetto tardivo che è la vita, più che la morte, a non avere limiti."