Tempo di lettura stimato:
11h 8m

Nessun utente scambia o vende questo libro

D'autres vies que la mienne (2)

Emmanuel Carrère

Editore: Sodis

Anno: 2013

Lingua: Francese

Rilegatura: Flessibile

Pagine: 334 Pagine

Isbn 10: 2070437825

Isbn 13: 9782070437825

Trama

A quelques mois d'intervalle, la vie m'a rendu témoin des deux événements qui me font le plus peur au monde : la mort d'un enfant pour ses parents, celle d'une jeune femme pour ses enfants et son mari. Quelqu'un m'a dit alors : tu es écrivain, pourquoi n'écris-tu pas notre histoire ? C'était une commande, je l'ai acceptée. C'est ainsi que je me suis retrouvé à raconter l'amitié entre un homme et une femme, tous deux rescapés d'un cancer, tous deux boiteux et tous deux juges, qui s'occupaient d'affaires de surendettement au tribunal d'instance de Vienne (Isère). Il est question dans ce livre de vie et de mort, de maladie, d'extrême pauvreté, de justice et surtout d'amour. Tout y est vrai.

Altre edizioni

Non sono state inserite altre edizioni di questo libro

Altri libri dello stesso autore

Autori che ti potrebbero interessare

Le recensioni degli AccioBookers

alessiab

Recensito il 26/02/2022

Carrère "transforme le monde en littérature". Un romanzo "bouleversant", che provoca l'angoscia nel senso esistenziale del termine. Mi viene in mente "The horror! The horror" in Heart of Darkness di Joseph Conrad. Un terrore a cui ci si puo' solo avvicinare, e nemmeno troppo, perché altrimenti si viene risucchiati. La morte è una questione umana, certo; ma la morte di una bambina e di una madre, e la sopravvivenza degli altri, e la vita degli altri, questo porta ad angosce ancora più profonde. Nella prima parte del libro dedicata allo tsunami che ha colpito lo Sri Lanka nel 2004, Carrère - che ha vissuto in prima persona quei momenti - torna perennemente su se stesso: ogni paragrafo si conclude su un'autoanalisi, quasi paranoica, che mi fa sorridere tanto è poco velato l'egocentrismo "buono" che ne traspare. Tendo a immedesimarmi con Emmanuel, eppure vorrei essere Hélène che si dimentica di se stessa per darsi agli altri. Certe scene o episodi tolgono il fiato: leggere nero su bianco che il corpo di una bimba di 4 anni, ieri caldo e morbido e dolce, si sta decomponendo non mi lascia indifferente. Spesso, il confine tra tragico e patetico è sottile. In questo romanzo, nulla è patetico se non la realtà stessa che ha lasciato morire una madre il giorno in cui le sue due figlie ballano e cantano allo spettacolo di fine scuola. Non c'è spazio per il "patetico" in quanto categoria, in quanto sentimento da suscitare. Tutto è anzi tragico, ma si tratta di un tragico nietzschiano, dionisiaco, perché di niente si parla se non dell'élan, slancio, vitale che bisogna fare proprio, nonostante la "volpe che ti logora gli intestini". Molto interessanti le pagine dedicate all'analisi psicanalitica del cancro, basate sul romanzo di Fritz Zorn ("Zorn" significa "colère", ma è uno psudonimo; il vero nome dello scrittore è "Angst", che significa "Angoisse" - "Cela paraît trop beau, mais c'est vrai") e sulle teorie basate sulla propria esperienza autobiografica di Pierre Cazenave: "...Pour qui, au fond de lui, a toujours eu l'impression de ne pas exister vraiment? De n'avoir pas vécu? À celui-ci, le psychanaliste propose de transformer la maladie et même l'approche de la mort en une chance ultime d'exister vraiment.", accompagnato da Céline che afferma che "C'est peut-être ça qu'on cherche à travers la vie, rien que ça, le plus grand chagrin possible pour devenir soi-même avant de mourir".