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Camminare: Un gesto sovversivo (9)

Erling Kagge

Genere: Spiritualità,

Editore: Einaudi

Anno: 2018

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 135 Pagine

Isbn 10: 8806238299

Isbn 13: 9788806238292

Trama

Camminare è diventato un gesto sovversivo. Non serve essere atleti professionisti, aver scalato l'Everest o raggiunto il Polo Nord, come Erling Kagge. La rivoluzione è alla portata di chiunque. Basta decidere di rinunciare a qualche comodità e spostarsi a piedi ogni volta che è possibile. Anche in città, anche nel quotidiano. Sottrarsi alla tirannia della velocità significa dilatare la meraviglia di ogni istante e restituire intensità alla vita. Chi cammina gode di migliore salute, ha una memoria più efficiente, è più creativo. Soprattutto, chi cammina sa far tesoro del silenzio e trasformare la più semplice esperienza in un'avventura indimenticabile.

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_elescarn

Recensito il 23/09/2024

“Forse mi sbaglio, ma ogni volta che vedo un bambino che impara a camminare, si consolida in me la sicurezza che la gioia di scoprire e padroneggiare qualcosa sia la forza piú grande al mondo. Mettere un piede davanti all'altro, esplorare e spingersi oltre sono cose insite nella nostra natura. I viaggi di scoperta non sono un inizio; sono punti d'arrivo.” (pag. 8)

“Ogni camminata è stata diversa dalle altre, ma guardandomi indietro posso individuare un tratto comune: il silenzio interiore. Il camminare e il silenzio sono collegati. Il silenzio è astratto, il camminare concreto.” (pag. 12)

“Ecco un segreto che condividono tutti i camminatori: la vita dura di piú quando cammini. Camminare dilata ogni attimo.” (pag. 18)

“Secondo Heidegger gli uomini, per essere liberi, dovrebbero desiderare di caricarsi di fardelli. Scegliendo la via con meno ostacoli, si dà sempre la priorità all'opzione che comporta meno preoccupazioni. In questo modo le nostre decisioni sono stabilite a priori e viviamo non solo una vita non libera, ma anche noiosa. Tante cose nel nostro quotidiano sono legate ai ritmi veloci. Camminare invece è un'azione lenta. E in questo senso una delle piú radicali che si possano compiere.” (pag. 20)

“C'è un vecchio paradosso filosofico che recita cosí: non troverai mai niente di valore per strada perché, se ci fosse stato, l'avrebbe già raccolto qualcun altro. Eppure, quando mi guardo intorno, vedo cose di valore ovunque. Osservare gli altri dà sempre un'emozione. Quando cammino in città mi si imprimono addosso piccole impressioni.” (pag. 27)

“Il piacere di camminare in un contesto urbano è stare in mezzo alla gente. Andando a piedi diminuisce il distacco tra ciò che si vede e ciò che si fa. Finché dura la camminata, si impersona quel che gli antropologi sociali definiscono un partecipante, e non soltanto un osservatore.” (pag. 37)

“Mi dà sempre una bella sensazione, di libertà, avere sulle spalle tutto quello che mi servirà per le ore, i giorni o i mesi che durerà una camminata. Sapere che posso mangiare e dormire dove e quando voglio. Che il giorno dopo non ho appuntamenti alle 8:00 e non devo fare la spesa per cena. A lungo andare, l'unica cosa che mi manca è il contatto fisico. Essere abbracciato, dormire accanto a qualcuno.” (pag. 72)

“Tutta una serie di abitudini deve restare a casa quando si fanno lunghi viaggi a piedi. Eppure c'è un certo piacere nel chiedersi di cosa abbiamo davvero bisogno. Nel discernere tra le cose che devi portare e quelle che vorresti perché renderebbero tutto piú confortevole. La mia impressione è che la maggior parte delle persone sottovaluti le proprie capacità di cavarsela solo con un sacco a pelo, un giaccone caldo, un piccolo paiolo, un fornellino, fiammiferi e cibo sufficiente. Se tu sostieni che è impossibile cavarsela con cosí poco, mentre io sostengo che è possibile, probabilmente abbiamo ragione entrambi.” (pag. 78)

“Se fossi nato alle Hawaii probabilmente avrei fatto surf, invece di camminare, per porre una distanza tra me e i miei problemi. Se fossi cresciuto in una famiglia che pratica lo zen, forse avrei scelto lo zazen e mi sarei dedicato a stare seduto a gambe incrociate, in silenzio e in contemplazione profonda. A Buenos Aires avrei ballato il tango, che è solo un'altra forma del camminare. Ho provato a fare surf, a ballare e a stare seduto a gam. be incrociate, ma sono norvegese e perciò, quando devo guardarmi dentro, l'attività che mi viene piú naturale è camminare. Inoltre non ho bisogno di impararla, perché è quel che ho sempre fatto.” (pag. 90)

“A volte durante un lungo viaggio a piedi, quando ho freddo e sono stanco, mi capita di sognare di essere a casa nel mio salotto, magari a innaffiare i fiori; è un pensiero bello e dolce, ma non per questo mi viene mai in mente di tornare indietro.” (pag. 104)

“La natura ha la sua intelligenza. A scuola ho imparato che la dimensione spirituale è in contrapposizione a quella materiale, ma andando a piedi nei boschi non sembrano poi cosí opposte. Sembrano anzi compenetrarsi.” (pag. 110) 

“Ricordo che la scuola dava importanza ai progetti che potevano essere misurati. Gli impegni che hanno un inizio e una fine - esami, ferie, formazione, lavoro - sono considerati utili. Cosí come le conoscenze che possono essere valutate con un test. Camminare riguarda qualcos'altro. Anche se arrivi a destinazione, il giorno dopo vai avanti. Una camminata può durare una vita intera. Puoi andare in una direzione, per poi tornare dov'eri partito.” (pag. 112)