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La mite (0)

Fëdor Dostoevskij

Genere: Drammatico, Racconti

Editore: Bompiani

Anno: 1981

Lingua: Italiano

Rilegatura: Non inserito

Pagine: 112 Pagine

Isbn 13: 9788845206412

Trama

«Immaginate un uomo la cui moglie, suicidatasi alcune ore prima gettandosi dalla finestra, sia stesa davanti a lui su un tavolo» scrive Dostoevskij nel presentare ai lettori questo racconto perfetto, che di quell'uomo restituisce, con stenografica precisione, il soliloquio delirante e sconnesso, tutto esitazioni, ripetizioni, contraddizioni, pause, balbettii, ripensamenti. Di lui sentiamo i gemiti, e perfino l'eco dei passi che tornano in continuazione al cadavere steso sul tavolo. L'uomo, quarantuno anni, ex capitano cacciato da un illustre reggimento con l'accusa di viltà e ora titolare di un banco dei pegni, non è un giusto, ma nemmeno un inveterato criminale. È semmai parente stretto dell'Uomo del sottosuolo, con cui ha in comune la rabbia dell'individuo rifiutato dalla società, l'istinto dell'animale braccato. Sragionando ad alta voce, cerca di capire e ricostruire le cause della catastrofe. Ha amato la Mite, ma torturandola con le parole e ancor più con il silenzio, con il perverso «sistema» ideato per vendicarsi di un'antica offesa e ritrovare la dignità perduta. E ora continua a chiedersi: «Perché questa donna è morta?».
Genio guastatore, maestro nel far saltare i ponti dei legami causali, Dostoevskij gli nega – e lo nega ai lettori – il sollievo di una spiegazione univoca, definitiva. E il monologo si sgretola in un dialogo con immaginari interlocutori: giudici? avvocati d'ufficio? fantasmi?

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Lollo98 ( spedizioni dal 09/11 )

Recensito il 08/05/2024

Come lo stesso autore afferma, ci troviamo di fronte ad un racconto. Si legge molto in fretta e il lettore viene trascinato all'interno della vicenda. Il protagonista è estremamente addolorato dal suicidio della moglie e prova a ripercorrere la loro storia per trovare delle risposte alle sue innumerevoli domande. Soffre, ma sembra più un dolore esistenziale che un dolore effettivo per la scomparsa di una persona cara. Difatti lui teme la solitudine sebbene sia consapevole che l'uomo, per definizione, è destinato a essere solo. Un racconto poetico che incanta. Mi ha coinvolto meno rispetto a ‘Le notti bianche’ ma rimane comunque un classico che vale la pena leggere.