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Memorie dal sottosuolo (3)

Fëdor Dostoevskij

Genere: Classici moderni, Classici

Editore: Garzanti

Anno: 2014

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 160 Pagine

Isbn 10: 8811810515

Isbn 13: 9788811810513

Trama

«Sono un uomo malato… Sono un uomo cattivo». Così comincia quest’opera che, come scrive Serena Prina nella postfazione a questa nuova edizione, annuncia «uno dei libri più sconvolgenti della letteratura mondiale, destinato a segnare indelebilmente l’intero processo della scrittura occidentale». Un incipit che, nei tre puntini che separano le due frasi, in quello «iato iniziale tra malattia e malvagità, tra richiesta di comprensione e brusco respingimento», mostra subito l’oggetto delle sue pagine: la vita interiore di una nuova specie d’uomo, l’uomo del sottosuolo, l’«antieroe» della modernità in cui si dissolve ogni appartenenza e identità. Dostoevskij pubblicò le "Memorie dal sottosuolo" nel 1864. È molto probabile, però, che il progetto dell’opera sia nato prima, negli anni in cui, tornato dai lavori forzati e dal confino, lo scrittore russo decise di andare a vedere con i propri occhi quell’Occidente di cui tutti parlavano. Quarantenne «malato», appunto, incattivito dalla prigionia, convinto che l’umanità avesse ormai smarrito il proprio cammino, Dostoevskij viaggiatore non è lontano dall’uomo senza nome protagonista delle pagine delle "Memorie dal sottosuolo". La radice autobiografica dell’opera, però, non ne spiega certo l’universalità. L’apparizione di questo libro segna, infatti, una data fondamentale nella letteratura occidentale non soltanto perché descrive un individuo che, irrimediabilmente separato dalla società, da un mondo che non riconosce più come suo, trova riparo nella propria interiorità. «Il personaggio dell’antieroe nel quale è privilegiata non già la vita sociale ma la vita interiore» (Alberto Moravia) non è, insomma, il solo tratto fondamentale di quest’opera. Il suo cuore vero sta nel fatto che il suo protagonista, l’uomo del sottosuolo, l’«antieroe» della modernità, appare come un individuo che non può trovare in realtà alcun riparo nella propria interiorità, poiché è indelebilmente separato anche da sé stesso. In «una sorta di danza» delle parole, come scrive Serena Prina, del loro rincorrersi e delle loro contorsioni, l’uomo del sottosuolo rovescia su di sé tutte le contraddizioni possibili, sino al punto da sottoporsi a quella continua, spietata interrogazione del Sé che caratterizzerà poi le pagine migliori della letteratura del secolo successivo.

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Le recensioni degli AccioBookers

Rosanna

Questo breve romanzo - in cui si trova condensata tutta la narrativa di Dostoevskij - ha per protagonista un uomo che da anni vive escluso da ogni forma di socializzazione. Si tratta di una scelta autonoma, di cui il nostro protagonista ci informa in una parte iniziale, strutturata in forma di monologo, dalla quale riusciamo a farci qualche idea sul tipo di personaggio che Dostoevskij va presentandoci. Siamo davanti ad un uomo che tenta in ogni modo di opporsi al modello del cittadino "illuminato" proposto dalla società russa del suo tempo, un uomo per sua stessa ammissione cattivo, che nell'impossibilità di ritagliarsi uno spazio in quella rigida struttura sociale che tanto manifestamente disprezza - ma di cui vorrebbe essere parte - ambisce a sottomettere le persone più deboli. è questo un caso di autofondazione del sé, tanto caro a Dostoevskij, con cui i suoi protagonisti si pongono al vertice di una società immaginaria, corrispondente ad un loro ideale, e con cui si sostituiscono progressivamente alla figura di Dio.