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Mi chiamo Lucy Barton (18)

Elizabeth Strout

Genere: Letteratura, Astronomia, Classici moderni

Editore: Einaudi

Anno: 2016

Lingua: Italiano

Rilegatura: Rilegato

Pagine: 158 Pagine

Isbn 10: 8806229680

Isbn 13: 9788806229689

Trama

Il ricovero in ospedale per una banale appendicite si protrae oltre il previsto e al capezzale della giovane Lucy Barton, costretta a letto per più di due mesi, compare come dal nulla la madre che Lucy non vedeva ormai da molti anni. Nella penombra asettica di quella stanza ha inizio un dialogo precipitoso e struggente tra madre e figlia. Interrotta dalle visite di un medico gentile, dall’andirivieni di tre infermiere e dal breve sonno intermittente delle due donne, la conversazione scorre pericolosamente a ritroso sfiorando a tratti nervi scoperti di un passato fatto di miseria, impotenza, tenerezza, vergogne, traumi. E’ difficile riprendere il filo del discorso, certo, ma è anche la cosa più stupefacente che Lucy potesse desiderare: sentire la mano di sua madre strizzarle un piede attraverso il lenzuolo e udire la sua voce che racconta. Elizabeth Strout ha abituato i suoi lettori al gusto attento per le storie che, appena accennate, subito si trasformano in promesse di altri possibili romanzi.

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Le recensioni degli AccioBookers

Nicole

Recensito il 28/03/2022

Mi ha colpita molto. Un libro che si legge in fretta ma non resta in superficie. Mi è entrato dentro senza che me ne accorgessi, con delicatezza. Sono contenta di aver trovato il tempo per leggerlo tutto d'un fiato dopo le prime 50 pagine, così da potermelo gustare completamente, immergendomi solo nel mondo lì raccontato.

thewitch

Recensito il 28/04/2022

Ho adorato la sua scrittura, mi ha tenuta dentro la storia dall’inizio alla fine, un’ ambientazione apparentemente semplice quasi monotona viene trasformata in qualcosa di delicato e a tratti commovente. L’autrice ha vinto il Pulizer con "olive kitteridge" nel 2009, non l’ho ancora letto ma mi piacerebbe

Deborab

Recensito il 16/05/2022

Un libro molto intimo, da leggere con estrema calma per cogliere tutte le sfumature. Un racconto sul difficile rapporto con le proprie origini, sul difficile rapporto tra madre/figlia sia quando sei la figlia sia quando sei tu la madre. Un insieme di parole non dette a tratti molti più potenti di quelle dette. Mi ha colpito infine molto la consapevolezza di non riuscire mai a cogliere interamente il dolore intimo di una persona e il dolore che tu stessa con le tue azioni puoi provocare a chi più ami al mondo.

Antonelladr64

Recensito il 16/05/2022

Pag 12-13 “Eppure, quando vedo gli altri incedere sicuri per la strada, come se non conoscessero per niente la paura, mi accorgo che non so cos’hanno dentro. La vita sembra spesso fatta di ipotesi. “

AccioBooks

Recensito il 02/01/2023

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