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Il pane perduto (9)

Edith Bruck

Genere: Auschwitz,

Editore: La nave di Teseo

Anno: 2021

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 128 Pagine

Isbn 13: 9788834604519

Trama

Per non dimenticare e per non far dimenticare, Edith Bruck, a sessant’anni dal suo primo libro, sorvola sulle ali della memoria eterna i propri passi, scalza e felice con poco come durante l’infanzia, con zoccoli di legno per le quattro stagioni, sul suolo della Polonia di Auschwitz e nella Germania seminata di campi di concentramento. Miracolosamente sopravvissuta con il sostegno della sorella più grande Judit, ricomincia l’odissea. Il tentativo di vivere, ma dove, come, con chi? Dietro di sé vite bruciate, comprese quelle dei genitori, davanti a sé macerie reali ed emotive. Il mondo le appare estraneo, l’accoglienza e l’ascolto pari a zero, e decide di fuggire verso un altrove. Che fare con la propria salvezza? Bruck racconta la sensazione di estraneità rispetto ai suoi stessi familiari che non hanno fatto esperienza del lager, il tentativo di insediarsi in Israele e lì di inventarsi una vita tutta nuova, le fughe, le tournée in giro per l’Europa al seguito di un corpo di ballo composto di esuli, l’approdo in Italia e la direzione di un centro estetico frequentato dalla “Roma bene” degli anni Cinquanta, infine l’incontro fondamentale con il compagno di una vita, il poeta e regista Nelo Risi, un sodalizio artistico e sentimentale che durerà oltre sessant’anni. Fino a giungere all’oggi, a una serie di riflessioni preziosissime sui pericoli dell’attuale ondata xenofoba, e a una spiazzante lettera finale a Dio, in cui Bruck mostra senza reticenze i suoi dubbi, le sue speranze e il suo desiderio ancora intatto di tramandare alle generazioni future un capitolo di storia del Novecento da raccontare ancora e ancora.

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Le recensioni degli AccioBookers

Enrico

Recensito il 24/08/2021

Edith Bruck, ebrea di origine ungherese, immagina fin da bambina un futuro felice e prosperoso, che le permetta di poter aiutare i familiari, pagandone le cure mediche. “Dikte” – questo il suo vezzeggiativo – ha tredici anni e corre scalza e speranzosa nella settimana della Pasqua ebraica. Poi, improvvisamente, conosce l’Orrore, l’Indicibile, il Male Assoluto: diverrà “11152”, sarà schedata e trasferita dal ghetto ebraico del capoluogo nei lager di Auschwitz-Birkenau, Dachau, Bergen-Belsen. Si tratta di ricordi strazianti, episodi terribili e pagine toccanti che non possono lasciare indifferente il lettore, che si troverà a porsi una domanda: come sopravvivere a tanto dolore? La Liberazione coincide con la Salvezza, se l’Identità sembra irrimediabilmente smarrita e il resto del mondo “lontano”? Da qui l’autrice ripercorre il suo peregrinare senza sosta attraverso l’Europa, il momentaneo soggiorno in Israele e l’approdo definitivo in Italia, nella quale ritrova una propria dimensione tra una nuova casa e un nuovo amore. Il culmine si raggiunge in una commovente “Lettera a Dio”, al quale l’autrice chiede il “pane quotidiano” della memoria, che risponda all’obbligo morale di tramandare alle generazioni presenti – ancora minate di fascismi, razzismi, nazionalismi, antisemitismi – un capitolo di storia del Novecento che non può essere dimenticato. “C’è odio per gli aguzzini?” è una delle domande a cui Edith Bruck si trova a dover rispondere nelle scuole e aule universitarie, in veste di testimone. La risposta è inequivocabile: “pietà sì, verso chiunque, odio mai, per cui sono salva, orfana, libera."  Sono contento che questo libro – un'intensa testimonianza – sia stato il più votato da una giuria di ragazze e ragazzi provenienti da scuole superiori e che Edith Bruck abbia vinto così il Premio Strega Giovani 2021, volto proprio a diffondere la narrativa italiana contemporanea presso il pubblico dei giovani adulti.