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Editore: Gruppo Editoriale L'Espresso
Anno: 2015
Lingua: Italiano, Inglese
Rilegatura: Flessibile
Pagine: 95 Pagine
Trama
Quando sul New Yorker del 14 marzo del 1959 apparve il racconto Defender of the Faith di Philip Roth, l’autorevole rivista fu sommersa da migliaia di lettere di protesta, nelle quali si esprimeva lo sdegno e la rabbia per il fatto che quel giovane autore ebreo, al suo esordio letterario, avesse avuto l’ardire di rappresentare un personaggio ebreo con quei tratti tipici della più becera pubblicistica antisemita d’ogni tempo: viziato, pigro, scaltro e manipolatore all’eccesso.
Le reazioni esasperate non ebbero comunque l’effetto desiderato e pochi mesi dopo la pubblicazione sulla rivista lo stesso racconto apparve nella raccolta Goodbye, Columbus, che ha come tema centrale la questione dell’identità ebraica in America, in una società che forse per la prima volta nella storia offriva a tutti, almeno apparentemente, la possibilità di realizzarsi, al di fuori dall’aderenza obbligata alle tradizioni culturali di origine.
In Defender of the Faith, il sergente Marx aveva trovato il modo di “liberarsi” dall’angusto mondo della sua comunità attraverso l’esercito e appare quasi illuso di aver regolato una volta per tutte i rapporti con la propria “ebraicità”, ma l’incontro, tornato in patria, con altri ebrei, e in particolare con la recluta Grossbart, lo riporta di fronte alle sue origini. Quasi paradossalmente saranno proprio il comportamento sfrontato di Grossbart e le sue bugie a far superare al sergente questo momento di ansia e dubbio, ma fino a quando?
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