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Che pasticcio, Bridget Jones! (2)

Bridget Jones, #2

Helen Fielding

Genere: Commedia, Chick lit, Diaristica

Editore: Mondolibri

Anno: 2004

Lingua: Italiano

Rilegatura: Rigida

Pagine: 400 Pagine

Trama

La vita della single trentenne Bridget Jones è completamente cambiata: fidanzata con Mark Darcy, l’uomo dei suoi sogni, ha finalmente vinto la battaglia contro la bilancia. Innamorata e dimagrita, Bridget scopre ben presto che la convivenza logora persino le relazioni più romantiche. Non le resta che ricorrere ai manuali di self-help, alla scorta di sigarette e allo Chardonnay in frigo, soprattutto quando all’orizzonte compare Rebecca, filiforme, alta, elegantissima e decisamente troppo interessata a Mark. 

Un brillante spaccato del mondo femminile scritto con lo stile spumeggiante che contraddistingue Helen Fielding, Che pasticcio, Bridget Jones! è il graditissimo ritorno di una delle eroine moderne più amate degli ultimi anni.

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Le recensioni degli AccioBookers

Shirley Books

Recensito il 24/03/2023

½ stellina = Il libro peggiore dell'anno! Proprio a inizio anno!

Ho voluto proseguire con le disavventure di Bridget Jones solo per accertarmi di detestarla: confermo la prima impressione che ho avuto col libro precedente.
Bridget Jones su carta è detestabile sul serio: decide consapevolmente di starsene sdraiata sulla superficie delle cose, non andare mai a fondo.
Viziata, egocentrica, pigra. Vorrebbe che la realtà si piegasse al suo volere, ai suoi desideri, senza dover non dico far la fatica di esternarli questi desideri, ma nemmeno di capire quali sono e perché le affiorano dentro. Mangia e beve senza controllo eppure desidera ossessivamente essere magra.
Non si preoccupa di essere puntuale e professionale, eppure desidera considerazione e carriera soddisfacenti. Fa scelte avventate, di pancia, senza riflettere. E poi si riempie di manuali di auto-aiuto senza far nulla per aiutarsi da sé.
La cosa peggiore, però, sono le persone di cui si circonda: non fanno nulla per farle rendere conto delle sue insensatezze, anzi le coccolano e nutrono.

E allora mi chiedo, cordialissima Fielding, come mai dovrebbe farci sorridere una cialtrona simile? Perché, con il suo esempio dissennato, dovremmo forse sentirci meno irrisolte? Meno instabili e disequilibrate?
Io ci ho guadagnato solo un grandissimo odio per un personaggio che - maledetta trasposizione cinematografica della mia adolescenza - credevo mi rappresentasse, e invece incarna esattamente quel che più rifuggo: l'accidia e la superficialità, il vuoto e l'ignoranza, il nulla fatto centimetri e capelli. E chili superflui.

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📝Note Personali

  • Roma
  • Copia in digitale
  • Comfort Movie Zone