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V13. Cronaca giudiziaria (7)

Emmanuel Carrère

Editore: Adelphi

Anno: 2023

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 267 Pagine

Isbn 13: 9788845937576

Trama

Scandito in tre parti – «Le vittime», «Gli imputati», «La corte» –, V13 raccoglie, rielaborati e accresciuti, gli articoli (apparsi a cadenza settimanale sui principali quotidiani europei) in cui Emmanuel Carrère ha riferito le udienze del processo ai complici e all’unico sopravvissuto fra gli autori degli attentati terroristici avvenuti a Parigi il 13 novembre 2015 – attentati che, tra il Bataclan, lo Stade de France e i bistrot presi di mira, hanno causato centotrenta morti e oltre trecentocinquanta feriti. Ogni mattina, per quasi dieci mesi, Carrère si è seduto nell’enorme «scatola di legno bianco» fatta costruire appositamente e ha ascoltato il resoconto di quelle «esperienze estreme di morte e di vita» – le testimonianze atroci di chi ha perduto una persona cara o è scampato alla carneficina strisciando in mezzo ai cadaveri, i silenzi e i balbettii degli imputati, le parole dei magistrati e degli avvocati –, e lo ha raccontato, come solo lui sa fare, senza mai scivolare nell’enfasi o nel patetismo, e riuscendo a cogliere non solo l’umanità degli uni e degli altri (sconvolgente, ammirevole o abietta che fosse), ma anche, talvolta, la quasi insostenibile ironia dei discorsi e delle situazioni. Da questo viaggio al termine dell’orrore e della pietà, da questo groviglio di ferocia, di fanatismo, di follia e di sofferenza, Carrère sa, fin dal primo giorno, che uscirà cambiato – così come uscirà cambiato, dalla lettura del suo libro, ciascuno di noi.

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Le recensioni degli AccioBookers

ValeMusto

Recensito il 06/06/2023

Questo libro era necessario. Pugni nello stomaco, riflessioni importanti, carrère magistrale.

 

“Prova vergogna. Per questo è venuto. Per chiedere perdono a quelli che ha calpestato. Se uno di loro fosse li ad ascoltarlo, sarebbe già qualcosa. Singhiozza. Se ne va.

(…)

A me qualcuno mi ha camminato sopra, e ho avuto due costole rotte. SOLTANTO due costole rotte. Forse sei stato tua camminarmi sopra, o forse un altro, non lo sapremo mai, ma se sei stato tu devi saperlo: due costole rotte non sono una cosa grave. Me la sono cavata, sono vivo, sono felice, non ce l’ho con te, tu hai fatto quello che hai potuto, tutti noi abbiamo fatto quello che abbiamo potuto”.

 

Sonia, ovunque tu sia e chiunque tu sia ora, grazie.