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Zen radicale. I detti del maestro Joshu (0)

Yoel Hoffmann

Genere: Zen,

Editore: Astrolabio Ubaldini

Anno: 1979

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 168 Pagine

Isbn 13: 9788834006078

Trama

Il grande maestro zen giapponese Dōgen dichiarò che “non ci fu un Jōshū prima di Jōshū e non ci fu un Jōshū dopo Jōshū”. Quale fu il suo messaggio? Il suo messaggio era che non c’è alcun messaggio, che il mondo, con tutto ciò che contiene, non è né buono né cattivo, né santo né dannato; che non è nulla al di là di se stesso. Jōshū rifiutava i concetti astratti come ‘Via’, ‘Verità’, o ‘il Buddha’; quando gli viene chiesto: “Chi è Jōshū?”, lui risponde: “un rustico”; ed è proprio ciò che è: un contadino cinese. Jōshū afferma ripetutamente di non avere nulla da insegnare; interrogato sulla persona ‘purificata’ risponde: “Da me non c’è posto per questo stupido”. E quando gli viene chiesto quale sia il ‘Buddha più alto di tutti’, indica con la mano il campo e dice: “L’uomo che guida i suoi buoi, è lui”. Quali che siano gli influssi culturali che hanno modellato le sue idee, il suo insegnamento non può e non deve essere visto come un sistema filosofico o magari anti-filosofico. Ognuno dei 458 episodi riportati in questo libro è un’espressione diretta della sua via. Se qualcuno può sembrare bizzarro, è perché la sua via è così estremamente semplice e così assolutamente chiara che troviamo difficile capirla. Dobbiamo sempre ricordare che Jōshū dice quel che dice senza un ‘motivo’ particolare. Non c’è un bisogno particolare di ‘capire’.

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