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Zavorre: Storia dell'Aktion T4: l'«eutanasia» nella Germania nazista 1939-1945 (0)

Götz Aly

Genere: Storia,

Editore: Einaudi

Anno: 2017

Lingua: Italiano

Rilegatura: Rilegato

Pagine: 261 Pagine

Isbn 10: 880621795X

Isbn 13: 9788806217952

Trama

Tra gli orrori del nazismo figura l'assassinio deliberato di circa 200 000 cittadini tedeschi tra il 1939 e il 1945. Qualificati come infermi incurabili, malati mentali, epilettici, affetti da tare ereditarie, li si considerava una zavorra per il Reich e una minaccia per la salute pubblica. Gli assassini parlavano di «eutanasia» o «liberazione dalla sofferenza» a familiari fin troppo disponibili a sollevare se stessi da un peso economico ed esistenziale. Conveniva, inoltre, liberare risorse a vantaggio dei tedeschi evacuati di ritorno in patria, garantire ricoveri stabili all'esercito impegnato nella campagna di Russia, risorse mediche e camere di ospedale ai feriti negli attacchi aerei. In molti casi le famiglie degli uccisi (persone di tutte le età, neonati compresi) preferirono dimenticare anche il nome di nonni o fratelli assassinati pur di non ammettere un'infermità ereditaria o di riconoscere la propria acquiescenza. Più che fornire un'ulteriore denuncia dei crimini nazisti, questo libro si propone di situare gli eventi nel quadro della società tedesca, sottolineando la responsabilità individuale in ogni scelta. Grande rilievo hanno le fonti in cui prendono la parola le persone assassinate, capaci di esprimere esigenze e bisogni del tutto incompatibili con l'idea di una vita «indegna di essere vissuta».

Tra il 1939 e il 1945, circa 200 000 tedeschi furono vittime delle uccisioni per «eutanasia». I numerosi responsabili parlavano eufemisticamente di «sollievo», «interruzione della vita», «morte misericordiosa», «aiuto a morire» o, appunto, di «eutanasia». Costoro agivano in parziale segretezza, ma nel bel mezzo della società. Molti tedeschi erano favorevoli a una morte violenta per i «mangiatori inutili», tanto più durante la guerra: pochi condannarono con fermezza le uccisioni, i più tacevano per vergogna, non volevano conoscere troppi particolari. E andò avanti così anche dopo il 1945. Solo in casi eccezionali le famiglie si ricordavano delle zie, dei figli piccoli, dei fratelli o dei nonni assassinati. Soltanto oggi, dopo circa settant'anni, l'incantesimo svanisce. Lentamente riaffiorano quei dimenticati che furono costretti a morire perché percepiti come pazzi, molesti o imbarazzanti, perché anormali, pericolosi per la comunità, inabili al lavoro o costantemente bisognosi di cure, perché gravavano di un marchio d'infamia le loro famiglie. Ancora oggi, nelle manifestazioni, nei libri e sui monumenti il più delle volte i nomi di queste vittime non vengono citati. Eppure sono soprattutto i nomi dei morti, oggi, a dover essere ricordati. I disabili, i deboli di mente e gli storpi che furono abbandonati e costretti a morire non erano affatto non-persone anonime. Questo libro racconta la storia del loro assassinio deliberato, in quella che è nota come la famigerata Aktion T4.

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