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Genere: Storia,
Editore: Donzelli
Anno: 2014
Lingua: Italiano
Rilegatura: Rilegato
Pagine: 312 Pagine
Isbn 10: 8868431211
Isbn 13: 9788868431211
Trama
Questo libro non è per noi. Siamo degli intrusi noi che oggi sbirciamo tra le lettere e i diari dei soldati. I loro testi erano infatti parte di una comunicazione intima, chiusa all’interno della cerchia famigliare. Se gli ufficiali colti, quando scrivono alla famiglia, scrivono un po’ anche per i posteri, chi scrive queste pagine è per lo più un soldato subalterno (che prima di essere chiamato alla guerra faceva l’operaio, il contadino, l’artigiano), con l’unica ambizione di rivolgersi ai suoi famigliari, per difendere quel ponte comunicativo che il conflitto rischia di interrompere: «Ti raccomando di scrivermi presto onde potermi rallegrare un poco, perché la mia vita di trincea è peggiore a quella dei nostri porci». Si tratta di una ricchissima documentazione (che quasi sempre si sottrae alle norme ortografiche e sintattiche, e per questo può sembrare ingovernabile) raccolta presso il Museo storico del Trentino, e a lungo esclusa dal racconto nazionale, in quanto considerata marginale, se non conflittuale: gli autori sono infatti «tutti» gli italiani, anche quelli che un secolo fa erano sudditi dell’Austria: trentini, giuliani, triestini. L’esigenza di ristabilire il contatto con la famiglia a volte è minacciata dall’impossibilità di comprendere: chi è a casa non coglie una realtà per sua natura indicibile, e chi è al fronte non concepisce atteggiamenti che appaiono irrispettosi, superficiali: «Capirai a noi qua si divora la rabbia nel sentire che in Italia fanno delle feste per la presa di gorizzia e suonare le campane si dovrebbero vergognare». Colpiscono l’amarezza, la rabbia dei soldati, e si comprende la facilità con cui la guerra abbia potuto condurli alla follia: nel volume è incluso il dvd Scemi di guerra, il documentario che Enrico Verra ha dedicato ai soldati colpiti da psiconevrosi, chiusi in manicomio e sottoposti a trattamenti spesso crudeli. Il fenomeno di quelli noti come «scemi di guerra» probabilmente è solo la punta di un malessere più vasto, di una follia che scorre in profondità e che ha trovato in quella guerra una delle sue manifestazioni più spaventose.
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