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Genere: Sade, François de, Ignazio di Loyola (sant'), Fourier, Charles
Editore: Einaudi
Anno: 1977
Lingua: Italiano
Rilegatura: Flessibile
Pagine: 177 Pagine
Isbn 10: 8806478524
Isbn 13: 9788806478520
Trama
Non è per il gusto della provocazione che si sono riuniti nello stesso libro Sade, Fourier e Ignazio di Loyola, lo scrittore maledetto, il filosofo utopista, il santo gesuita. Tutti e tre sono stati dei classificatori, dei fondatori di lingue: la lingua del piacere erotico, della felicità sociale, dell'interpellanza divina. Ciascuno dei tre ha messo nella costruzione di questa lingua tutta l'energia di una passione.
Tuttavia, inventare dei segni (e non, come facciamo noi tutti, consumarli) significa entrare paradossalmente in quel fatto compiuto del senso, che è il significante: in una parola, significa praticare una scrittura. Obiettivo di questo libro non è di tornare sulle proposizioni di contenuto di cui solitamente vengono accreditati i tre autori, e cioè una filosofia del Male, un Socialismo utopico, una mistica dell'obbedienza; ma di considerare Sade, Fourier e Loyola dei formulatori, degli inventori di scrittura, degli operatori del testo.
Cosi facendo credo di perseguire un vecchio progetto, di cui si potrà cogliere l'intento teorico in questi studi concreti e speciali: sino a dove ci consente di giungere un testo quando non si parla che di scrittura? Come sospendere il significato (storico, psicologico, estetico) del testo, in modo da liberare le sue potenzialità materialiste? L'intervento sociale raggiunto da un testo non consiste forse nell'impeto della sua scrittura, piuttosto che nell'impegno del contenuto, che ne rappresenta soltanto la «caduta» storica? Come far coincidere la vecchia opera figurata e leggibile, in una parola «culturale», e un commento nuovo a beneficio di un testo infinito, infinitamente ricominciato, « spossessato » ?
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