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Quaranta favole (0)

Jean de la Fontaine

Editore: Le Lettere

Anno: 2022

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 240 Pagine

Isbn 13: 9788893662734

Trama

«Valeri presenta un La Fontaine “sciolto da tutti i gravi pensieri – sciolto da tutte le passioni e le paure e le tristezze”. Si dirà che le passioni, le paure e le tristezze sono però presenti nelle favole, anche se spesso in rappresentazioni e forme brevi ellittiche o traslate. Il nucleo centrale di questo mondo e delle sue immagini è un nucleo amarissimo: né la prudenza né la saggezza proteggono l’animale (e l’uomo) dalla rovina che incombe, sebbene talvolta gli procurino la convinzione o l’illusione di poter vivere come se tale non fosse la sua sorte. Valeri osserva che la fantasia del poeta non alimenta i “sogni della speranza umana”. Come negarlo? La Fontaine non rivela “nuovi veri”, ma costringe il lettore a considerare situazioni e questioni che appartengono alla vita e alle relazioni umane. E per questo la lezione delle Fables, pure in una società tanto mutata, conserva gran parte del suo senso e della sua pertinenza. Si può affermare (come fu talvolta affermato) che il mondo delle Fables è un mondo dominato dalla crudeltà del simile contro il simile? Un mondo instabile, in cui “le Parche onnipotenti / coi dì vostri e coi miei giocano indifferenti” (XI, 8)? In cui il destino comune non distingue il giovane dal vecchio, il potente dall’umile? Lo stesso Valeri non esita a rilevare l’assenza, in La Fontaine, di una “forte eticità”. Come intendere questa formula? Forse addirittura nel senso che bene e male siano nozioni estranee, se non ignote, al poeta? Non credo. Né credo che La Fontaine abbia “subordinato la moralità all’arte” e che la sua sia “una morale di artista”, a meno che non si riferiscano queste frasi all’immanenza della sua morale che, nonostante le massime finali o iniziali, non può essere astratta dalle forme dell’arte. Rimane il fatto che la lezione delle Fables (e forse della tradizione favolistica in quanto tale) non è una lezione di rinuncia o di negazione della vita: se non sulla forza, l’animale (e l’uomo) può contare sulla sua modestia, forse una virtù, da cui derivano però la cautela e la diffidenza. Le avventure degli animali non cambiano gli uomini ma insegnano loro a distinguere l’utile dall’inutile, l’impossibile dal possibile». (Arnaldo Pizzorusso) Età di lettura: da 5 anni.

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