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Quaderno (2)

Leonardo Sciascia

Editore: Nuova Editrice Meridionale

Anno: 1991

Lingua: Italiano

Rilegatura: Flessibile

Pagine: 190 Pagine

Trama

Il primo articolo pubblicato da Leonardo Sciascia su un quotidiano italiano apparve su “L'Ora”. Era il 15 febbraio 1955. Una nota letteraria su “Micio” Tempio, poeta del Settecento catanese. Era stato Vittorio Nisticò, da pochi mesi direttore del giornale, a cercare e invitare alla collaborazione Sciascia, in quel momento praticamente sconosciuto in Italia.

Cominciava così tra “L'Ora” e Sciascia un rapporto destinato a durare oltre trentaquattro anni, fino a quel giorno di novembre del 1989 in cui lo scrittore, poche ore prima di morire, dettò, proprio per “L'Ora”, quella che può essere considerata la sua ultima riflessione pubblica: la prefazione per un volumetto di scritti di Borgese, poi apparso nella collana “Dalle pagine de “L'Ora”.

Racconta Mario Farinella, uno dei direttori di quel glorioso giornale che tanta e importante parte ha avuto nella storia siciliana: “Quando il giornale gli chiedeva un articolo, una nota, un commento, pur nelle fitte giornate del suo lavoro e dei suoi molteplici impegni, non mancava mai all'appuntamento. Veniva lui stesso, arrivava in redazione quasi di soppiatto e come preoccupato di mostrarsi il meno possibile, di rimpicciolire la sua presenza. Lentamente estraeva dalla tasca il foglio piegato in quattro: “Non so se va bene, vedete voi”, era la sua formula d'uso. “Grazie, Nanà”, gli dicevamo. Nessuno o pochissimi lo chiamavano così. Era il diminutivo del suo nome, da ragazzo. A sentirlo gli si accendeva sempre sulle labbra sottili quel sorriso appena accennato, perplesso ed evasivo, quel sorriso dell'intelligenza che era proprio suo. “Vedete voi”, ripeteva. Una stretta di mano, un bacio d'antica sicilianità sulle gote, e se ne andava come era venuto a piccoli passi, rasentando il muro”.

Centinaia di articoli e interviste, in trent'anni di collaborazione a “L'Ora”; e, tra il 1964 e il 1968, in una rubrica che Sciascia stesso volle fosse chiamata semplicemente “Quaderno”. Un piccolo, prezioso scrigno di pensieri che il tempo non ha usurato.

 (in Notizie radicali, n. 81, 22 marzo 2010)

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