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Genere: Emigrazione, Piemonte-Storia, America latina-Storia
Editore: Priuli & Verlucca
Anno: 2015
Lingua: Italiano
Rilegatura: Rilegato
Pagine: 272 Pagine
Isbn 13: 9788880686156
Trama
A fine Ottocento e inizio Novecento andare in Merica voleva dire emigrare all'estero, in Costa Azzurra o in terre lontane come l'Australia, ovunque ci fosse lavoro e possibilità di fare fortuna. Poi, col tempo, la parola Merica è servita soprattutto per indicare l'Argentina. Al primo censimento del 1869 gli abitanti dell'Argentina erano già un milione e ottocentomila, ma questa cifra era destinata a quintuplicarsi nei cinquant'anni di maggior flusso. Nel 1914 infatti contava 8 milioni di residenti. L'espansione economica e il richiamo ai parenti lontani di chi aveva trovato lavoro, fecero arrivare in Argentina 6 milioni di immigrati; i Piemontesi erano la maggioranza e riuscivano a imporre il loro dialetto persino ai pochi autoctoni argentini. Donato Bosca è stato uno dei primi scrittori piemontesi a dare voce a questi emigranti senza volto, quasi tutti contadini. Questo libro spalanca le porte a un fiume gonfio di memoria, un'epopea della povertà, complessa e ramificata, che ha registrato poche vittorie e ripetute sconfitte. La Merica di cui scrive Donato Bosca ha tradito troppo spesso la speranza. Un'esperienza di andate e di ritorni, di anelli mancanti alla catena del ricordo, una catena di storie vere che raccontano l'esilio e le radici, tutto il sangue di un "seugn" o di un "sueño" di riscatto.
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