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Non c'è dolcezza (1)

Anilda Ibrahimi

Genere: Drammatico,

Editore: Einaudi

Anno: 2012

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 230 Pagine

Isbn 10: 8806209116

Isbn 13: 9788806209117

Trama

Eleni e Lila sono amiche da sempre, innamorate dello stesso uomo. Ma la nascita di Arlind spezza il loro legame come il canto degli tzigani spezza il silenzio dell'alba. Si può rinunciare a un figlio per tenere fede a una promessa? Dopo Rosso come una sposa , Anilda Ibrahimi torna a raccontarci una storia di emozioni incandescenti, in cui il riso e il pianto s'inseguono, regalandoci la poesia di un piccolo mondo quasi miracoloso. Lila ed Eleni sembrano inseparabili. Le corse al fiume dopo la scuola e i primi sospiri per lo stesso ragazzo, Andrea. Ma una vecchia tzigana legge sulle loro mani la «tagliente nostalgia» della separazione. Lila infatti va a studiare nella capitale, diventa maestra e sposa Niko, il fratello di Andrea. Eleni invece resta a Urta, l'aspro villaggio in cui entrambe sono cresciute, ad aspettare la sua sorte. E la sorte gioca con le vite delle due amiche, riunendole «come due ruscelli d'acqua che si gettano nello stesso fiume». Lila sogna che partorirà  un'altra femmina, la quarta. Perciò promette di darla in adozione a Eleni, che nel frattempo è riuscita a sposare Andrea, abbandonato dalla prima moglie ma ancora legato a lei da una specie di incantesimo. Quando nascerà  un maschio, Arlind, Lila rinuncerà  lo stesso a lui, per non venire meno alla parola data, per non sfidare il destino. Ma forse non si può cancellare del tutto la traccia del sangue. Affabulatrice naturale, Anilda Ibrahimi orchestra una trama avvincente con la leggerezza e la cruda ironia che la contraddistinguono. Sullo sfondo, l'Albania travolta dai cambiamenti sociopolitici che ci ha conquistati in Rosso come una sposa . Ma si tratta in realtà  di una storia dal respiro universale, senza tempo, che attraverso personaggi quasi archetipici, tragici in senso classico, smuove le nostre emozioni e ci interroga sui temi che ci appassionano da sempre: l'identità , i legami famigliari - quelli di sangue e quelli acquisiti - e l'esistenza di quel destino «che ci portiamo addosso insieme al nostro respiro».

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