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Nanà (1)

Émile Zola

Genere: Classici, Letteratura

Editore: BUR Rizzoli

Anno: 2001

Lingua: Italiano

Rilegatura: Flessibile

Pagine: 450 Pagine

Isbn 10: 8817122521

Prefazione di: Henri Mitterand

Trama

Nana, romanzo in cui Émile Zola rappresenta e, al contempo, denuncia le ipocrisie e il malcostume della borghesia francese del suo tempo, è ad oggi una delle opere più lette del ciclo dei Rougon-Macquart. Anna, detta Nana, è un'attrice di varietà la cui dote non è la voce, roca e poco intonata, ma la sua predisposizione a mostrare le procaci nudità. Donna di tutti, non si innamora mai e non riesce nemmeno a contrastare il suo demone, che le impone di umiliare i suoi amanti distruggendo con crudeltà le persone che incontra. Andrà incontro al suo destino mentre per le strade si odono le acclamazioni per la dichiarazione di guerra alla Prussia (1870).

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Le recensioni degli AccioBookers

Stefi

Recensito il 08/03/2024

Mentre leggevo questo romanzo del 1880 mi ripetevo spesso quanto fossi sorpresa della sua modernità. Nanà è una protagonista eccezionale, non si riesce a starle dietro tra capricci, meschinità, improvvisi momenti di genuino divertimento ed altruismo. È un ammasso di contraddizioni ed ego, religiosità e corruzione. Spesso quest' opera viene ricordata per l'affresco imponente della società borghese parigina dell'epoca, è vero a livello storico é molto interessante. Tuttavia alcuni eventi come il gran premio di ippica o l'organizzazione dietro le quinte del teatro mi sono sembrati piuttosto prolissi. Ho apprezzato invece la maestria con cui Zola mi ha narrato di Nanà, dei suoi lustrini e delle sue miserie, i suoi accessori da toilette e i suoi merletti, la sua grandiosità di donna libera e le sue miserie da proletaria impossibilitata a sfuggire al suo destino. Mi sembra di vederla realmente con la sua chioma fulva mentre si toglie le calze seduta su una pelle d'orso, come amava fare d'abitudine.

"Quando lo sentì così umile, Nanà trionfò da tiranna. Aveva d' istinto il furore d'avvilirlo. Non le bastava distruggere le cose, voleva insudiciarle. Le sue mani così sottili lasciavano tracce orrende, decomponevano esse stesse tutto ciò che avevano spezzato. (...) Quando ella lo aveva in suo dominio, nella sua camera, a porte chiuse, si concedeva lo spettacolo dell'infamia umana."