Tempo di lettura stimato:
5h 52m
Genere: Filosofia,
Editore:
Anno: 2007
Lingua: Italiano
Rilegatura: Brossura
Pagine: 176 Pagine
Isbn 10: 8854502030
Isbn 13: 9788854502031
Trama
È un giorno di novembre del 1948 a Buenos Aires. Seduto al suo tavolo da lavoro, Dieter Müller, filosofo tedesco riparato in Argentina dopo la fine della guerra, sta scrivendo un’ultima lettera al figlio.
Sulla scrivania, accanto ai fogli di carta, spicca una pistola Luger e una foto in bianco e nero. Ritrae un uomo che si avvia nudo verso la doccia a gas di un campo di concentramento. Nessuno lo trascina o lo spintona. Gli zigomi che sporgono dal volto scheletrico, cammina da solo verso la morte e, come una spoglia umana, un essere già fatto a pezzi come persona, guarda con gli occhi dilatati e vuoti l’aguzzino che lo ritrae.
Ma da quella scrivania fissa ora anche lui, Dieter Müller, l’illustre allievo di Martin Heidegger, come a richiamarlo alle sue terribili colpe nel momento cruciale della sua vita.
Dieter Müller è stato, infatti, un fervente nazionalsocialista, diventato tale dopo aver ascoltato, nel 1933, il Discorso del Rettorato del suo maestro Martin Heidegger. Nella lettera al figlio, Müller elenca con spietata precisione le tappe della follia che si impadronì del suo cuore e della sua mente e incendiò l’università tedesca negli anni Trenta: l’incontro con Heidegger a Friburgo, l’immediata sensazione di avere a che fare con un uomo che incarnava una nuova malìa e festa dell’intelligenza capace di trascinare con sé la furia degli uragani e il dolore della devastazione; i contatti con le SA di Röhm e la convinzione che i guerrieri tedeschi del 1918 erano stati traditi da politici e mercanti; le riunioni a casa di Hannah, giovane e bella studentessa dagli occhi scuri che scintillavano in modo travolgente, nelle quali Heidegger e i suoi allievi si arrampicavano sulle cime più alte della spiritualità tedesca e della sua missione irrinunciabile: difendere lo spirito dell’Occidente; il giorno del 27 maggio del 1933 quando davanti a una folla acclamante di studenti combattenti delle SA, con le bandiere in alto a esibire la croce uncinata, Heidegger affermò che «Tutto ciò che è grande... è nella tempesta», utilizzando la stessa parola, Sturm, con cui Röhm e i suoi uomini chiamavano se stessi: Sturm Abteilung; e, infine, l’appello del 3 novembre agli studenti tedeschi in cui l’autore di Essere e tempo sostenne che «solo il Führer stesso» rappresentava «nel presente e nel futuro la realtà tedesca e la sua legge»...
Romanzo capace di restituirci, come solo la letteratura sa fare, una delle figure più controverse della filosofia del Novecento, L’ombra di Heidegger penetra nel lato oscuro della genialità, là dove l’intelligenza sembra inesorabilmente soccombere al male.
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