La passione di Artemisia (1)

«Lo schioccare delle fruste e lo scricchiolio delle ruote dei carri che passavano sul selciato sconnesso mi immerse nella vita della città, che ora era anche la mia. La città di Masaccio e del Beato Angelico e di Michelangelo e mia.» 

Pura bookserendipity: compro La passione di Artemisia e lo inizio assolutamente inconsapevole del fatto che la Gentileschi abbia vissuto tanti anni a Firenze, dove mi sono appena trasferita anch’io. 
Immaginate il mio stupore nel leggere del suo arrivo in città, di vedere riflesse nel suo personaggio le emozioni che sono anche le mie nello scoprire le meraviglie di Firenze ✨ I libri possono anche questo: amplificare la nostra esperienza della realtá.

Parlando del libro in sè: c’è una categoria di libri che nella mia mentre chiamo “i 3,5 ⭐️”: quei romanzi scritti indiscutibilmente bene, ma che non mi entusiasmano né lasciano una decisa impronta nel mio cuore. La passione di Artemisia è uno di questi.

Dopo l’agghiacciante ma dal punto di vista letterario splendida prima parte, in cui viene raccontato il processo del 1611 all’uomo che aveva violentato la diciottenne Artemisia (a quel tempo le donne vittime di stupri erano colpevoli sottintese: Artemisia venne interrogata sotto tortura e sottoposta a visite ginecologiche di fronte a tutta la corte, per confermare la sua versione dei fatti), nella seconda parte il libro perde un po’ di intensità.

Ve lo consiglio comunque caldamente, perchè la storia di Artemisia mostra alla perfezione la condizione della donna italiana nel 1600, ed è un tassello importantissimo della storia dell’arte del nostro paese.