La morra cinese (2)

Trama

Pittore e arredatore, André è di quegli uomini che la fantasia, la natura quasi femminile, la generosità, privano di ogni difesa. Vive in un piccolo appartamento di rue Saint-Honoré coltivando l’amicizia e le arti, ospitando gatti e ragazzi randagi. All’improvviso, con la sua smisurata ambizione, giunge Aurelio, che non tarderà a regnare in quella casa, prima per il piacere segreto di André, poi, quando appare Sabine, per il suo smarrimento. Amante di Aurelio, Sabine è per André più di un’amica. Lo incanta, lo diverte e nello stesso tempo lo strazia, poiché rappresenta tutta la parte di femminilità che André è capace di assorbire. Una più alta dose gli darebbe la nausea. André è geloso di Sabine appena Sabine si allontana da Aurelio, e geloso di Aurelio appena Aurelio si allontana da Sabine. Così, fra queste tre persone (Aurelio, André e Sabine) si sviluppa un gioco ora buffo ora tragico, simile a un altro gioco d’origine incerta: la morra cinese. A volta a volta ognuno dei tre crede di essere in vantaggio sul vicino. I minimi gesti di ciascuno si ripercuotono sugli altri due. E André perde dolcemente la nozione della realtà in questo scambio di menzogne e di carezze. È un meraviglioso ritratto, quello che Henri Troyat ha tracciato qui, il ritratto di un sognatore impenitente che, in una situazione inestricabile, lotta goffamente contro la passione che lo divora.