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La campana di vetro (1)

Sylvia Plath

Genere: Autobiografici, Drammatico, Classici moderni

Editore: Mondadori

Anno: 1979

Lingua: Italiano

Rilegatura: Flessibile

Pagine: 226 Pagine

Trama

In un albergo di New York per sole donne, Esther, diciannovenne di provincia, studentessa brillante, vincitrice di un soggiorno offerto da una rivista di moda, incomincia a sentirsi «come un cavallo da corsa in un mondo senza ippodromi». Intorno a lei, sopra di lei, l'America spietata, borghese e maccartista degli anni Cinquanta. Un mondo alienato, una vera e propria campana di vetro che schiaccia la protagonista sotto il peso della sua protezione, togliendole a poco a poco l'aria. L'alternativa sarà abbandonarsi al fascino soave della morte o lasciarsi invadere la mente dalle onde azzurre dell'elettroshock. Pubblicato nel 1963, un mese prima del suicidio dell'autrice, "La campana di vetro" è l'unico romanzo di Sylvia Plath. Fortemente autobiografico, narra con stile limpido e teso e con agghiacciante semplicità le insipienze, le crudeltà incoscienti, i tabù capaci di stritolare qualunque adolescenza nell'ingranaggio di una normalità che ignora la poesia. Un libro iconico, coraggioso, che tocca temi ineludibili come la parità di genere e la salute mentale, qui accompagnato dalle illustrazioni di Anastasia Stefurak, eleganti nel tratto quanto emotivamente coinvolgenti, ispirate a foto, poster, riviste, moda e stile, design industriale e di interni, oltre che a film americani degli anni Sessanta.

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Le recensioni degli AccioBookers

Rosanna

Il romanzo del mio 2017 l'ho scoperto solo a dicembre. è entrato nella mia libreria in maniera del tutto imprevista, un acquisto d'impeto, ed altrettanto inaspettatamente è entrato nella mia anima. E pensare che conoscevo questo titolo da anni e che non avevo mai neppure avuto l'intenzione di leggerlo dopo alcune delle scoraggianti recensioni trovate su internet, dove se ne parlava come di un romanzo estremamente pesante, sconsigliato ai deboli di cuore. Ebbene, sono contenta che quella sera di dicembre, in libreria, le mie mani abbiano afferrato questo libro. Sono contenta di aver iniziato a leggerlo subito, appena tornata a casa, e di non essermi fermata fino all'ultima pagina. Perché questo è uno di quei romanzi in cui capita di imbattersi una sola volta nella vita, e di cui non si dirà mai abbastanza. Non mi soffermerò sulla trama, che dovrebbe essere nota ai più. Vi chiedo solo di ignorare tutti quelli che cercano di mettervi in guardia da questa lettura - e dalla sofferenza di cui ogni pagina è pregna. Aspettate il momento giusto, poi lasciate che questo romanzo vi sconvolga con la sua brutale bellezza, la bellezza che nasce dal dolore. Ne vale la pena.