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L' apolide e il paria. Lo straniero nella filosofia di Hannah Arendt (0)

Ilaria Possenti

Genere: Arendt, Hannah,

Editore: Carocci

Anno: 2002

Lingua: Italiano

Rilegatura: Non inserito

Pagine: 200 Pagine

Isbn 13: 9788843021826

Trama

A lungo considerata come una teoria della polis, la filosofia di Hannah Arendt può essere letta anche come un´indagine sulla polis e l´altro, lo straniero. Se Aristotele definisce l´essere umano come "animale della polis", Arendt si interroga sull´assunto implicito in questa definizione: chi vive fuori della città può essere solo una bestia o un dio, e se assume sembianze umane mostra, in realtà, il volto estraneo del barbaro. Ma che cos´è la polis, se non lo spazio in cui si decide dell´inclusione e dell´esclusione' E chi sono i barbari, se non coloro che la città esclude' Alla vicenda dei senza-patria Arendt dedica alcune pagine centrali delle Origini del totalitarismo, ancora sorprendentemente attuali. Tuttavia il pensiero arendtiano non si risolve in semplice apologia dell´inclusione dell´altro: la riflessione sul paria cosciente, che rifiuta l´assimilazione, pone infatti il problema della libertà degli inclusi e dei rischi connessi all´ansia di inclusione. Ne emerge un´immagine mossa della filosofia di Hannah Arendt e del suo confronto, mai univoco, con Aristotele, Kant, Marx e Heidegger. Come evitare di precipitare in situazioni di ferrea inclusione o di pesante esclusione' È pensabile una polis fondata sull´esperienza dell´alterità' In un´epoca che ha conosciuto consenso e apatia di fronte alla pratica del massacro organizzato, Arendt assegna a una nuova filosofia politica il compito di ripensare il "modo di vita del cittadino" come "modo di vita dello straniero".

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