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Genere: Mitologia,
Editore: Einaudi
Anno: 2013
Lingua: Italiano
Rilegatura: Rilegato
Pagine: 347 Pagine
Isbn 10: 8806200593
Isbn 13: 9788806200596
Trama
Dopo dieci anni la lunga guerra è finita: con il saccheggio della città, come sempre terminano gli assedi nel mondo antico. Mentre sullo sfondo gli edifici di Troia vengono dati alle fiamme, tra le grida dei guerrieri massacrati e quelli delle donne tratte prigioniere dai vincitori, un piccolo gruppo familiare - un uomo con l'anziano padre sulle spalle e il piccolo figlio per mano, seguito a una certa distanza da una donna - si allontana a passi rapidi nella notte. Di lì a poco quell'uomo si imbarcherà insieme a un pugno di altri superstiti, compirà un lungo percorso attraverso il Mediterraneo, toccando isole e porti e coste, e sbarcherà infine in Italia, nella terra che un giorno si chiamerà Lazio; qui gli esuli si stanzieranno, e qui Enea - così si chiama il fuggiasco - darà origine a una lunga discendenza dalla quale nasceranno, in un futuro ancora di là da venire, i fondatori di Roma. Per molti moderni questo è il mito di Enea, la storia dell'eroe che i Romani considerarono, a partire da un certo momento, come il proprio lontano progenitore. In realtà, quel racconto assunse la sua forma canonica molto tardi, all'epoca del poeta Virgilio e dell'imperatore Augusto; il suo protagonista aveva invece origini molto più remote, che affondavano le radici nei poemi omerici e in quelli del cosiddetto ciclo epico, in cui Enea era il capostipite di una dinastia di sovrani destinata a governare sulla Troade per molte generazioni. Fu solo con estrema gradualità, e attraverso una serie di sviluppi inizialmente imprevedibili, che l'eroe vide la sua saga espandersi, arricchirsi di nuovi episodi e avventure infine saldarsi al mito relativo alle origini di Roma. Questo libro è dunque la storia di un successo narrativo, che dalla cultura greca più arcaica giunge sino alla splendida celebrazione dell'Eneide virgiliana. Ma la fortuna del mito non si ferma al mondo antico: lungo tutto il Medioevo, e poi ancora all'alba della modernità, città, popoli e case regnanti della nuova Europa non smettono di accreditarsi ascendenze troiane, riconnettendo la propria origine a questo o quel superstite dell'antica guerra raccontata da Omero; e anche quando il significato politico del mito si appanna fino a scomparire, Enea ha abitato ancora l'immaginario dell'Occidente come paradigma dello sconfitto, dell'esule, del senza patria, controfigura dei vinti e degli sradicati del nostro tempo.
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