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Genere: Bari, Ebraismo, Cimiteri
Editore: Giuntina
Anno: 2019
Lingua: Italiano
Rilegatura: Brossura
Pagine: 141 Pagine
Isbn 13: 9788880578079
Trama
Il presente volume, il settimo della collana Corpus Epitaphiorum Hebraicorum Italiae (CEHI) fondata nel 2008 da Mauro Perani allo scopo di preservare i testi degli epitaffi ebraici d’Italia, è dedicato al Cimitero di Guerra Israelitico di Bari. Si tratta dell’edizione inedita delle stele e del registro intitolato “Chevra Kadisha”, elaborato dalla Hevra Qaddisah o Confraternita santa che curò le sepolture e il cimitero, sito in un’area del Campo militare concessa nel 1948 dal Comune di Bari all’allora Comunità Israelitica Internazionale. Ente di fatto in liquidazione, la Comunità formata da profughi della Shoah di transito a Bari verso Eres Yiśra’el e sostenuta dall’American Joint Distribution Committee, progetta la Sezione Ebraica con l’assetto di un cimitero di guerra e le stele per la maggior parte identiche, schierate ordinatamente sul terreno. Nonostante pressioni interne, con una corrente favorevole a stabilizzarsi a Bari, la Comunità Israelitica Internazionale cessa di sussistere con l’interruzione del flusso di profughi e rappresenta un caso singolare di ripresa – circoscritta a un relativamente breve arco temporale del Novecento – di una presenza ebraica in una portata tale che si era potuta delineare proporzionalmente in città solo nei secoli passati, dal tardo antico al medioevo. La vicenda contemporanea è legata al flusso di profughi dalla Shoah e al movimento dell’Aliyah Bet, in cui la Puglia assume un ruolo importante, testimoniato da “Il grido della terra” (1949), film neorealista diretto da Duilio Coletti, girato e prodotto nei primi mesi del 1948 prima della Dichiarazione dell’Indipendenza dello Stato d’Israele. Il volume, a settant’anni dalla concessione dell’area cimiteriale, raccoglie le riproduzioni e le trascrizioni integrali della documentazione inedita conservata negli Archivi pubblici di Roma (Archivio Centrale dello Stato e Archivio Storico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) e di Bari (Archivio Generale di Ateneo dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro). In particolare, la ricerca di Mariapina Mascolo si basa sul riordino dell’Archivio privato Wiesel-Kelz, condotto con metodo archivistico. L’originale campagna fotografica di Beppe Gernone (Polo Museale della Puglia) è realizzata nell’ambito di un progetto promosso dal CeRDEM - Centro di Ricerche e Documentazione sull’Ebraismo nel Mediterraneo Cesare Colafemmina, in collaborazione con la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Puglia e della Basilicata e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari. Tramite la documentazione archivistica e fotografica, nel volume sono ricostruite per la prima volta le vicende che hanno portato alla concessione dell’area cimiteriale e quelle successive, riguardanti i lavori di manutenzione straordinaria (1959 e 1989) e ordinaria. Il percorso prende inizio dalla storicizzazione della presenza ebraica nel capoluogo pugliese all’epoca della promulgazione delle famigerate Leggi razziali e delle ripercussioni sull’Università degli Studi di Bari, allora intitolata a Benito Mussolini. Dopo le epurazioni del 1938-’39, Bari si riconcilia con un passato antico di una città tanto rigogliosa quanto multiculturale, riprendendo per i profughi della Shoah la vocazione di porto accogliente per la rinascita alla vita.
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