Tempo di lettura stimato:
8h 26m
Genere: Letteratura, Drammatico
Editore: Marcos y Marcos
Anno: 2018
Lingua: Italiano
Rilegatura: Brossura
Pagine: 253 Pagine
Isbn 10: 8871688295
Isbn 13: 9788871688299
Trama
Quarantotto ore per decidere come reagire a una violenza inaudita.
Da una drammatica storia vera un romanzo di donne coraggiose che dicono basta.
Quarantotto ore per trasformare rabbia e paure in forza viva, per scegliere la libertà.
“Siamo donne senza voce, afferma Ona, pacata.
Siamo donne fuori dal tempo e dallo spazio,
non parliamo nemmeno la lingua del paese in cui viviamo.
Siamo mennonite senza una patria.
Non abbiamo niente a cui tornare,
a Molotschna perfino le bestie sono più tutelate di noi.
Tutto quello che abbiamo sono i nostri sogni – per forza che siamo sognatrici”.
Venivano narcotizzate con lo spray per le mucche, e poi stuprate nel sonno. Si svegliavano doloranti, sanguinanti. E si sentivano dire che era tutto frutto della loro sfrenata immaginazione, o eventualmente del diavolo. Invece i colpevoli erano uomini della comunità: zii, fratelli, vicini, cugini.
Che fare adesso, con questi uomini, che sono in carcere, ma presto usciranno su cauzione e torneranno a casa? Perdonare, come vorrebbe il pastore Peters? Rispondere con la violenza alla violenza? O andare via, per sempre, per affermare una vita diversa, di rispetto, amore e libertà?
Il romanzo parte da qui: dal momento in cui le donne devono decidere cosa fare. Sono donne sottomesse, abituate a obbedire. Nascoste in un fienile, prendono in mano, per la prima volta, il proprio destino.
La loro ribellione incandescente risana. E? linfa vitale anche per August Epp, l’uomo amorevole e giusto che aveva perso la speranza, e che le donne chiamano a testimone della loro cospirazione di pace, perché possa raccontarla.
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Le recensioni degli AccioBookers
Ireland🌸
E' un testo che consiglio perchè si basa su una vicenda terrificante,realmente accaduta,che tutti dovrebbero conoscere.Ad essere sincera,ero convinta che avrei fatto fatica a finirlo a causa dello stile adoperato dall'autrice e della staticità della storia (il romanzo è composto infatti per la quasi totalità dai dialoghi delle donne riportati in maniera indiretta da un personaggio maschile). Invece è stata decisamente una lettura scorrevole,coinvolgente,a volte dolorosa,e ricca di spunti di riflessione.Questo libro è un invito a fare la differenza,a far sentire sempre la propria voce,anche quando la speranza di rivalsa è minima.Citazione preferita:"Ma il perdono forzato è vero perdono?E simulare il perdono a parole quando il cuore non segue non è forse un peccato più grave del semplice non perdonare?".
Stefi
Recensito il 09/06/2023
Miriam Toews è una scrittrice canadese che conosce molto bene le comunità mennonite, perché lei stessa è nata e cresciuta in una di queste. Pertanto è perfettamente consapevole dell'integralismo di questa comunità religiosa anabattista e anche dei meccanismi che tendono ad assoggettare le donne al volere degli uomini. Perciò quando la Toews viene a sapere di abusi terribili ai danni di molte donne e bambine perpetrati dai loro cugini, padri e fratelli in una remota colonia mennonita in Bolivia, decide di creare attraverso un espediente narrativo un'occasione per sentire le voci di queste donne, immaginarle mentre prendono consapevolezza del loro essere e delle loro possibilità.
Non sapevo nulla di questa branca del cristianesimo, dei suoi pericolosi precetti di isolamento e delle sue dinamiche integraliste che prevedono sempre gli uomini in una posizione di potere sulle donne. Ammetto che durante la lettura ho avuto bisogno di fare alcune pause per respirare a fondo e digerire il turbamento che mi provocava scoprire così tante brutture, esco da questa esperienza di lettura sicuramente un po' acciaccata emotivamente. Malgrado ciò ho divorato le pagine con avidità, il linguaggio infatti è molto colloquiale, leggermente confuso e pieno di digressioni ma non sono aspetti negativi, anzi è un preciso stile che l'autrice ha dato al suo libro. In effetti August, il narratore dell'opera, ha avuto un forte impatto sulla mia immaginazione, mi sembrava proprio di sentirlo parlare mentre mi raccontava di queste donne che si confrontavano sul da farsi.
"Se il pastore e gli anziani di Molotschna hanno deciso che dopo queste violenze noi donne non necessitiamo di assistenza psicologica perché quando si sono verificate non eravamo coscienti, allora che cosa dovremmo, o addirittura potremmo, perdonare? Qualcosa che non è accaduto? Qualcosa che non siamo in grado di capire? E più in generale, ciò cosa significa? Che se non conosciamo 'il mondo' non ne saremo corrotte? Che se non sappiamo di essere prigioniere allora siamo libere?"