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Dizionario delle immagini del sacro (0)

Mircea Eliade

Editore: Jaca Book

Anno: 2020

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 198 Pagine

Isbn 13: 9788816416192

Trama

Lo storico delle Religioni Julien Ries, in accordo col paleoantropologo Yves Coppens, ha messo in risalto «la coscienza di creatore di cultura di Homo habilis. A partire dalle sue prime realizzazioni l’Uomo non cessa di fare scoperte e di creare, poiché la riflessione su ogni scoperta alimenta una nuova creazione». Dall’origine l’Uomo è Homo simbolicus, creatore di ritmi, suoni, spazi di vita, forme, immagini. Forse le immagini giungono per ultime, ma una selce scheggiata, in modo da essere un manufatto bifacciale, diventa un capolavoro di simmetria e armonia. Già alcune centinaia di migliaia di anni fa le selci più belle sono poste nelle sepolture, così come in seguito mazzi di fiori variopinti. Alcune decine di migliaia di anni fa l’Arte rupestre copre tutto il pianeta con raffigurazioni rituali e simboliche. La grotta di Lascaux in Francia è stata chiamata «La Sistina della preistoria», le pitture di imponenti animali sulle pareti e sui soffitti costituiscono una sintassi del mito. Solo diecimila anni prima della nostra era iniziano le immagini di divinità e proliferano con l’affermarsi della sedentarizzazione, come testimonia l’abitato di Çatal Hüyük, in Turchia. All’uomo sedentarizzato le immagini sono indispensabili per relazionarsi col destino e col cosmo. Le grandi religioni si esprimono anch’esse tramite simboli, miti e riti, ma a volte passano secoli prima che si sviluppino figurativamente delle immagini sacre. A volte il timore di offendere il divino arriva al divieto delle immagini, ma gli iconoduli tendenzialmente si affermano rispetto agli iconoclasti. L’esigenza di immagini è straripante per l’uomo e le religioni ne sono state la sorgente maggiore; lo sviluppo delle arti in tutte le culture ce lo dimostra. Il potere può asservire le immagini e avvilire il sacro, ma l’istanza di sacro e di senso riemerge per altre vie, come è stato per i monaci che seguitavano a dipingere icone. L’istanza riemerge anche nel secolare moderno, dall’Urlo di Munch ai cieli stellati di van Gogh, alle astrazioni di Kandinskij.

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