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Dancing Paradiso (1)

Stefano Benni

Editore: Feltrinelli

Anno: 2019

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 76 Pagine

Isbn 13: 9788807033445

Trama

Dancing Paradiso è un locale notturno di una crudele metropoli, dove "non bisogna essere buoni per entrare / prendono anche le carogne / e qualche volta le fanno cambiare". È in quel locale che un angelo custode – "Angelo angelica" – tenta di far confluire i cinque protagonisti di questa narrazione in versi: Stan, il pianista triste, che prepara un ultimo concerto per Bill, l'amico batterista morente in ospedale, Amina, giovane profuga che ha perso la madre passando il confine. Ed Elvis, un grottesco obeso hacker chiuso in casa da anni, forse mitomane, forse assassino, La poetessa Lady raffinata e ubriacona, ossessionata dal suicidio. Cinque "creature della notte / senza un rifugio nel mondo / mannari senza luna", di cui a poco a poco, mentre si avvicina la serata al Dancing, scopriamo la storia grazie al racconto condotto per loro voce. Assoli malinconici, struggenti, comici, crudeli, furibondi. Costretti alla solitudine, ciascuno di loro sembra aver perso ogni speranza. A vegliare perché possano incontrarsi, perché possano unire voci e musica in un racconto polifonico che indichi una possibile via di salvezza, l'angelo/a caduto dal cielo per stare con gli uomini, un angelo straccione dalle ali sporche di fango, lui stesso solo fra i soli.

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Le recensioni degli AccioBookers

_elescarn

Recensito il 20/03/2023

“Guardate che bella insegna blu Questo locale si chiama Paradiso Non sta in cielo ma quaggiù Non bisogna essere buoni per entrare Accettano anche le carogne E qualche volta le fanno cambiare Venivamo insieme, ricordo Sempre tre, sempre concordi Pronti a cambiare il mondo Con la poesia e una grande esibizione Di sacrosanta indignazione Camminava con noi il cigno di Baudelaire E tendeva il collo al cielo Come a rimproverare Dio Poi il collo si è spezzato E il cielo è sparito oppure Non lo abbiamo più cercato.” (pag 49)

“Stasera c'è pioggia e bufera Sbattono i fiori sul vetro della finestra Entrano i granchi nella casa vuota E dalla scogliera mi guarda il faro E ancora una volta sono sprofondata In un libro. Joyce era un plebeo Ma dopo averlo letto tutto è cambiato E anche io ho la mia malattia Proprio come le scrittrici che amo Ma non voglio morire per imitazione Non sono più quei tempi Lasciate i miei testi all'oblio Voglio un angelo che mi insegni una poesia Poi dirò che l'ho scritta io.”

“Siamo forse un po' coralli Tutti i giorni in noi qualcosa Invisibilmente muore Per creare lo splendore Di un fuoco che accende il mare Ogni ramo è memoria Di un nascosto sacrificio La mano che ci raccoglie Spezza la nostra storia.” (pag 75)