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Che animale sei? (15)

Storia di una pennuta

Paola Mastrocola

Genere: Amore, Animali, Adolescenti

Editore: Guanda

Anno: 2005

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 192 Pagine

Isbn 10: 8882467112

Isbn 13: 9788882467111

Trama

Quando uno nasce, non sa chi è. E se non c'è nessuno che glielo dice, la vita diventa una bella complicazione. Lei, per esempio, non sapeva chi era, perché quando era nata, la notte di Natale, rotolando giù dal camion di Jack il camionista, si era ritrovata completamente sola e aveva scambiato per sua madre una pantofola di pelo. E tutto sarebbe rimasto per sempre così, se non avesse avuto il desiderio di conoscere il mondo e sulla sua strada non avesse continuamente incontrato qualcuno che le chiedeva: "Che animale sei?"...

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Le recensioni degli AccioBookers

juliabbi

Se dicessi alla me di 10 anni che questo libro lo collego alla gioia, ora i miei piedi sarebbero stati presi a sonore pestate. Sì, perché questo libro l'ho odiato a partire dalla copertina e dal sottotitolo "storia di una pennuta". Cosa? STORIA DI UNA PENNUTA? Quel regalo fattomi dagli zii l'ho vissuto come un terribile, disonesto oltraggio: proprio io che ero (sono) terrorizzata dai polli e dai volatili, proprio quel libro dovevo ricevere? Dopo qualche mese, spinta da non so quale forza dentro di me, ho deciso di leggerlo. E qui la prima gioia per quella bambina complessata: riusciva a leggere un libro con i disegni dei pennuti senza esserne terrorizzata! Passato l'iniziale pregiudizio, ricordo di essermi fiondata in quelle pagine e di averle lette e rilette una marea di volte. Si parla di una paperotta molto tenera e molto confusa che cerca di capire chi è (una pantofola? Un castoro?) e quale sia il suo posto (in un bosco? In una casa? In un grattacielo?). E parlo di gioia, perché quel posto alla fine lo trova, e lo trova dove uno non se lo aspetterebbe mai. Il ricordo che avvolge queste pagine è così forte che, se chiudo gli occhi, riesco ancora a sentire la mia soddisfazione di bambina nel chiudere il libro e cantare vittoria per aver saputo terminare quello che le sembrava insormontabile.