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Editore: Rizzoli
Anno: 1976
Lingua: Italiano
Rilegatura: Rigida
Pagine: 140 Pagine
Trama
Il Perozzi, il Mascetti, il Melandri, il Necchi, il Sassaroli... difficile dimenticarli dopo aver visto il film ideato da Pietro Germi e realizzato, dopo la sua morte, da Monicelli. Se ci punge la nostalgia delle loro 'zingarate', delle loro burle colossali che si riallacciano a una tradizione illustre della letteratura toscana, non abbiamo che da aprire questo libro, tratto direttamente dalla sceneggiatura: ecco il Mascetti, conte decaduto, con la sua 'supercazzola brematurata', il cane Birillo, la folle degenza nell'ospedale di Pescia, le finte battaglie fra bande rivali a beneficio del vecchio pensionato, e infine la confessione 'in articulo mortis' del reprobo e blasfemo Perozzi, emulo di ser Ciappelletto, che riesce perfino a strappare l'assoluzione al prete. Se d'un tratto si apre una vena di amarezza, se affiora un giudizio duro e definitivo ("si piange quando muore qualcuno. Ma non è morto nessuno. Cos'era? Niente. Non era niente"), il riso ben presto lo soffoca e lo cancella. Ai funerali del Perozzi, i suoi amici gli rendono omaggio ricominciando a ridere, più forte che mai.
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