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Allegiant (Divergent, #3) (2)

Veronica Roth

Genere: Saghe, Young Adults, Adolescenti

Editore: Harper Collins

Lingua: Italiano

Rilegatura: Flessibile

Pagine: 535 Pagine

Isbn 10: 0062287338

Isbn 13: 9780062287335

Trama

La realtà che Tris ha sempre conosciuto ormai non esiste più, cancellata nel modo più violento possibile dalla terrificante scoperta che il "sistema per fazioni" era solo il frutto di un esperimento. Circondata solo da orrore e tradimento, la ragazza non si lascia sfuggire l'opportunità di esplorare il mondo esterno, desiderosa di lasciarsi indietro i ricordi dolorosi e di cominciare una nuova vita insieme a Tobias. Ma ciò che trova è ancora più inquietante di quello che ha lasciato. Verità ancora più esplosive marchieranno per sempre le persone che ama, e ancora una volta Tris dovrà affrontare la complessità della natura umana e scegliere tra l'amore e il sacrificio. Età di lettura: da 13 anni.

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Le recensioni degli AccioBookers

Valeria

** spoiler alert ** Dunque, so che sarà un'impresa, ma voglio provarci. Non so per quale ragione, ma non sono mai riuscita a scrivere una recensione di Divergent, dunque ho deciso di parlare in generale della saga con qualche riferimento particolare, a volte, ai tre libri che la compongono. La scelta della valutazione per questa saga è stata difficile e combattuta. Una volta aver terminato tutti e tre i libri, che ho letto in tre giorni (uno per Divergent, uno per Insurgent e uno per Allegiant), è rimasta una sensazione di entusiasmo che è perdurata per circa un mesetto. Non riuscivo a trovare nulla che fosse all'altezza di questa saga e addirittura abbandonavo in fretta qualsiasi libro leggessi. Purtroppo mi sono resa conto che (come mi è capitato anche con altri libri) quando finisco un romanzo e quest'ultimo mi lascia entusiasmo, lentamente ciò che mi aveva appassionato finisce col diventare uno dei tanti elementi di uno dei tanti libri che ho letto. Divergent, però, mi ha lasciato qualcosa di più. Innanzitutto ha fatto nascere in me la curiosità nei confronti della distopia. Leggendo Hunger Games e anche 1984, mi sono resa conto che effettivamente la parte distopica di questo romanzo non è tra le migliori, anzi, è abbastanza banale e anche poco realistica (infatti, come fa una persona a pensare solamente in una maniera? Come si può indirizzare il proprio pensiero verso una sola cosa? La spiegazione ci viene data in Allegiant, ma ammetto che non mi ha molto convinto e ne sono rimasta un po' delusa. Prima di tutto ci vorrebbero tantissimi anni per permettere uno sviluppo di questi "nuovi tipi di umani", e da quanto ho capito Divergent è ambientato in un futuro quasi prossimo, non proprio lontanissimo. Inoltre mi sembra che questi geni che sono stati tolti, ovvero l'egoismo, l'ignoranza e così via sono caratteristiche che si acquistano caratterialmente e non dei geni veri e propri che si possono eliminare dal DNA. Tra l'altro non ho ben capito se ad ogni umano è stato tolto ognuno di questo gene oppure soltanto uno di questi, dato che, per esempio, gli Eruditi sono acculturati ma non tutti sono altruisti.). Diciamo che, partendo con una semplice scelta che dovrebbe essere la metafora della nostra adolescenza, Veronica Roth sembra aver completamente divagato ed essere passata da un argomento all'altro senza però approfondire adeguatamente ognuno di questi. Come dicevo, dalla metafora dell'adolescenza si passa al voler essere completi, poi al sacrificio e così via. Trovo positivo il fatto che questo libro porti spesso a riflessione (e questa è stata una delle cose che mi ha colpito maggiormente), perché gli Young Adult di oggi hanno l’unico scopo di far guadagnare l’autore nonostante siano delle cagatine, e il più delle volte ci troviamo anche davanti stalker spacciati per eroi e ochette viste come ragazze coraggiose e intelligenti. Almeno Divergent si sforza di mandare qualche messaggio positivo ai giovani di oggi. L'autrice ha curato il messaggio principale dal primo libro, con la morte di Natalie, la madre di Tris, e lo ha portato fino alla fine con la morte della protagonista, che prima di lasciarci ci lascia appunto con la più grande delle lezioni di questo romanzo: “Lei mi ha insegnato tutto sul vero sacrificio. Che dovrebbe essere fatto per amore, non per un ingiustificato disgusto nei confronti del patrimonio genetico di un’altra persona. Che dovrebbe essere fatto per necessità, non senza prima tentare tutte le altre possibili strade. Che dovrebbe essere fatto per le persone che hanno bisogno della tua forza perché loro non ne hanno abbastanza. Ecco perché è necessario che io ti impedisca di “sacrificare” tutta quella gente e i loro ricordi. Ecco perché ho bisogno di liberare il mondo dalla tua presenza, una volta per tutte.” È per questo che sono riuscita a vedere Divergent come un semplice romanzo Young Adult e, nonostante vi abbia detto che l'entusiasmo che mi aveva lasciato è ormai scomparso, è rimasta dentro di me questa piccola cosa. Passiamo adesso alla protagonista, Beatrice Tris Prior. Tris proviene da una famiglia abnegante ed è un personaggio che sostanzialmente mi è piaciuto, ma che non ho amato particolarmente. Il carattere di Tris è la conseguenza dell'ambiente in cui vive. A differenza di Katniss di Hunger Games, che spesso e volentieri è stata odiosa, egoista e antipatica, Tris è più umana e comprensibile e ci è anche più vicina. Questo perché a differenza di Katniss, che ha dovuto sopravvivere in un ambiente ostile e diffidente, Tris ha vissuto in una realtà più vicina alla nostra: deve annullare se stessa per aiutare gli altri. Spesso anche noi cerchiamo di far assimilare ai più piccoli i valori di altruismo e solidarietà, ed è la medesima cosa che succede a Tris, solo che in un modo un po' più esagerato. Katniss, invece, vive in un realtà lontana dalla nostra. Nessuno di noi, infatti, deve cacciare per procurarsi il cibo e deve fare da mamma alla propria madre, per poi preoccuparsi di non essere sorteggiati ad un gioco mortale. Chiudendo la parentesi Katniss, ritorniamo a Tris. Non è affatto un personaggio piatto, perché affronta una lunga maturazione dal primo al terzo romanzo, forse a volte è un po' stereotipata e spesso e volentieri anche stupida: Insurgent è completamente nonsense e il suo comportamento, per quanto sia una fase iniziale dell'applicazione del valore del sacrificio che sua madre, morendo, le ha insegnato, è fin troppo "scialla" nei confronti di se stessa. Tris è una divergente, e questa figura, che dà poi il titolo al romanzo, secondo me non è stata utilizzata nel migliore dei modi. Inizialmente i divergenti sembrano onnipotenti, ma in realtà il loro "potere" è semplicemente quello di resistere alle simulazioni e, come si scoprirà in Allegiant, quello di poter pensare "a tutto tondo", e non solo verso una direzione. Mi sembra una... cazzata, anche perché ripeto, è ciò che dà il titolo al romanzo e su cui il libro si dovrebbe basare. Il personaggio maschile, Quattro, mi è piaciuto tantissimo (<4). Non sono d'accordo con chi dice che il nome Quattro sia una cagata, perché ha un significato e una sua storia da raccontare e di conseguenza lo rende interessante e meraviglioso. Quattro, come il numero delle sue paure. Posso accettare chi dice che sia un Gary-tsue, infatti abbiamo la famosa frase “Io non voglio commettere lo stesso sbaglio: voglio essere coraggioso, e altruista, e intelligente, e gentile, e onesto.” ce lo fa capire. A me sinceramente è proprio questo suo modo di pensare che adoro e che mi ha permesso di amarlo. Magari Veronica poteva giocare un po' meno sulla figura dell'insegnante figo (che ci troviamo in tutti i libri, ormai), ma in sostanza un personaggio ben fatto. La sua storia d'amore con Tris è lenta, fresca e non forzata come molte altre. Non si mettono insieme dopo pochissimo tempo, non si dicono Ti Amo immediatamente e affrontano, come tutte le coppie, litigi e incomprensioni. Nel film hanno inserito Edgar, un personaggio che dovrebbe fare da terzo incomodo perché Divergent è l'unica saga a non avere un triangolo. Il mio giudizio riguardo questa cosa è negativa al massimo: si perde tutto ciò che l'autrice ha voluto costruire con questa storia d'amore senza inserire inutili aggravamenti. Una cosa che ho notato del libro, è il fatto che Veronica Roth abbia dato molto spazio alla figura materna e molto poco a quella paterna. Andrew Prior, il padre di Tris, non ha quasi voce in capitolo e viene eclissato dalla moglie. Il padre di Quattro, Marcus, invece, viene screditato e ci viene presentato come padre violento. Certo, la madre di Quattro non è il massimo dell'esempio come mamma, ma entrambi trovano la forza di ricominciare e di ricostruire un rapporto. Concludo aggiungendo qualche nota finale. Tutti e tre i libri sono sicuramente adrenalinici e moooolto scorrevoli: si leggono davvero velocemente nonostante le quattrocento e passa pagine. C'è moltissima azione, non vi è mai un attimo di quiete e il romanzo non raggiunge mai un punto di stazionamento e questo è un punto a favore del libro. Non ho apprezzato, invece, lo stile e la prima persona. Lo stile è veramente pessimo... fin troppo semplice, a mio parere, e spesso e volentieri trovavo espressioni un po' sgrammaticate e ridicole. Inoltre ci sono davvero pochissime descrizioni. La prima persona è stata una scelta sbagliata, a mio parere. In Allegiant Veronica è dovuta ricorrere al cambio di punto di vista, cosa che mi manda in bestia, creando una cattiva indagine psicologica di Tris e Quattro: il loro modo di agire e di pensare era identico e questo mi ha causato dei problemi nel comprendere chi dei due stesse narrando (nonostante ci fosse scritto). Alla fine lo consiglierei ad un adolescente, nonostante non sia affatto l'opera del secolo e non ne sia più così appassionata

Kanej

Recensito il 21/11/2021

Lo avevo dato ad una mia amica e dalla faccia che mi ha rivolto quando me lha ridato, direi che non è il suo preferito...