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Genere: Pittura, Umanesimo
Editore: Abscondita
Anno: 2021
Lingua: Italiano
Rilegatura: Brossura
Pagine: 224 Pagine
Isbn 13: 9788884169525
Trama
"Questo saggio va inteso come un tentativo di definire la teoria umanistica della pittura e di tracciarne a grandi linee lo sviluppo dagli inizi nel XV secolo al Settecento, quando i nuovi orientamenti del pensiero critico e delle arti figurative cominciarono a determinarne il declino. Sempre presente in questa teoria è l’assunto fondamentale – oggi peraltro non più accettato – che la buona pittura, come la buona poesia, sia l’imitazione ideale della natura umana in azione. Ne consegue che i pittori, come i poeti, devono esprimere verità generali rifuggendo dal particolare, facendo uso di soggetti universalmente conosciuti e apprezzati, tramandati attraverso la narrazione biblica e la lettura dei classici greco-romani; inoltre devono rappresentare una multiforme varietà di emozioni e tendere non soltanto a dilettare ma anche a istruire l’umanità. Questa teoria, come in larga misura anche l’arte di quel periodo, aveva le sue radici nell’antichità. Le famose analogie tra pittura e poesia di Aristotele e di Orazio avevano indotto i critici, che non trovavano negli antichi una vera e propria teoria della pittura, a trasferire l’antica teoria letteraria a un’arte per la quale non era stata concepita. Essi infatti trovavano una “raison d’être” a una teoria umanistica della pittura non soltanto negli insegnamenti degli autori antichi relativi alla letteratura umanistica, ma nell’arte italiana stessa, che, intesa nei suoi momenti migliori come ricerca del vero – da Cimabue a Giotto, da Raffaello a Michelangelo a Tiziano –, si risolveva nel senso più alto in rappresentazioni delle azioni e dei sentimenti dell’uomo". (Dalla prefazione dell’autore all’edizione italiana).
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