Tempo di lettura stimato:
6h 18m
Editore: Corriere della sera
Anno: 2003
Lingua: Italiano
Rilegatura: Flessibile
Pagine: 189 Pagine
Trama
Il mio primo incontro con Toulouse-Lautrec avvenne dalla parte sbagliata, cioè dalla parte del cuore. Compitavo ancora il De bello gallico quando, va’ a ricordar come, m’imbattei nel ritratto d’Hélène Vary. Quel profilo fiero e un tantino protervo, quell’espressione dolce e, insieme, forastica, quegli occhi, quella bocca, quel busto imperioso di diciassettenne, lo scatto di tutta la svelta personcina nonostante l’abbandono delle mani sul bianco che ha in grembo, chi se li levava più di dosso. È un volto che, come ogni primo amore, m’è rimasto nella pelle. E chissà ch’io non debba a quell’improvviso e fortuito incontro, più che a una ragionata scelta, tutta la mia futura predilezione, nell’intera galleria di Lautrec, per le sue immagini femminili rispetto alle maschili, le quali sempre, fatte le debite eccezioni (il sinuoso e aereo Chocolat nel bar d’Achille, per esempio, e l’ogni volta “grandioso” Aristide Bruant: da quello in bicicletta all’altro, celeberrimo, con la sciarpa rossa), mi son sembrate un poco figure d’accompagnamento, o comunque, spesso e “volentieri”, lievemente colorate – caricate – d’un’ironia da me di rado sentita nella voliera delle sue tante figure e figurine muliebri, comprese le più divertite o, come la tronfia virago nel programma per l’Argent di Émile Fabre o Mlle Cocyte nella Belle Hélène, le più pesanti.
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