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Quel che affidiamo al vento (16)

Laura Imai Messina

Genere: -,

Editore: Piemme

Anno: 2020

Lingua: Italiano

Rilegatura: Rilegato

Pagine: 256 Pagine

Isbn 13: 9788856674637

Trama

Illustrato da Igort. Sul fianco scosceso di Kujira-yama, la Montagna della Balena, si spalanca un immenso giardino chiamato Bell Gardia. In mezzo è installata una cabina, al cui interno riposa un telefono non collegato, che trasporta le voci nel vento. Da tutto il Giappone vi convogliano ogni anno migliaia di persone che hanno perduto qualcuno, che alzano la cornetta per parlare con chi è nell'aldilà. Quando su quella zona si abbatte un uragano di immane violenza, da lontano accorre una donna, pronta a proteggere il giardino a costo della sua vita. Si chiama Yui, ha trent'anni e una data separa quella che era da quella che è: 11 marzo 2011. Quel giorno lo tsunami spazzò via il paese in cui abitava, inghiottì la madre e la figlia, le sottrasse la gioia di essere al mondo. Venuta per caso a conoscenza di quel luogo surreale, Yui va a visitarlo e a Bell Gardia incontra Takeshi, un medico che vive a Tokyo e ha una bimba di quattro anni, muta dal giorno in cui è morta la madre. Per rimarginare la vita serve coraggio, fortuna e un luogo comune in cui dipanare il racconto prudente di sé. E ora che quel luogo prezioso rischia di esserle portato via dall'uragano, Yui decide di affrontare il vento, quello che scuote la terra così come quello che solleva le voci di chi non c'è più. E poi? E poi Yui lo avrebbe presto scoperto. Che è un vero miracolo l'amore. Anche il secondo, anche quello che arriva per sbaglio. Perché quando nessuno si attende il miracolo, il miracolo avviene. Laura Imai Messina ci conduce in un luogo realmente esistente nel nord-est del Giappone, toccando con delicatezza la tragedia dello tsunami del 2011, e consegnandoci un mondo fragile ma denso di speranza, una storia di resilienza la cui più grande magia risiede nella realtà.

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Yui è una sopravvissuta, è una sopravvissuta allo Tsunami di marzo 2011, una sopravvissuta al dolore di aver perso sua madre, ma soprattutto di aver perso sua figlia, entrambe in quel tragico giorno. Da quel momento non riesce più a guardare il mare e in ogni momento riaffiorano ricordi della sua vita precedente ormai da mettere in un cassetto. Takeshi sta crescendo da solo sua figlia che non ha neanche 6 anni da quando la moglie è scomparsa per una brutta malattia, e la bimba ha smesso di parlare; due anime distinte ma che condividono un dolore simile. In una piccola località del Giappone esiste un giardino dove si trova una cabina telefonica con la quale i visitatori possono parlare con i propri defunti, affidando le parole al telefono del vento. Proprio in quel luogo "magico" Yui e Takeshi si incontreranno, e da quel momento in poi il lunghissimo viaggio che da Tokyo li porterà a quel telefono lo condivideranno iniziando a raccontare ognuno un pezzetto della propria vita, liberandosi finalmente dal peso della solitudine. Entrambi scopriranno che la vita è ancora degna di essere vissuta appieno, senza paura del futuro, con maggiore fiducia in sé stessi e soprattutto scopriranno di essere ancora in grado di amare.

L'autrice anche con questo romanzo conferma la sua delicatezza nello scrivere e nel trattare argomenti molto complessi dal punto di vista emozionale; il romanzo è molto breve ma intenso e ricco di piccoli ma grandi insegnamenti derivati indubbiamente dalla filosofia giapponese che permea ogni singola pagina. Il luogo di cui si narra esiste davvero e questo rende il romanzo ancor più speciale a mio parere.

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