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Ogni mattina a Jenin (24)

Susan Abulhawa

Genere: Amore, Guerra

Editore: Feltrinelli

Anno: 2013

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 400 Pagine

Isbn 10: 8807881330

Isbn 13: 9788807881336

Trama

Un romanzo struggente che può fare per la Palestina ciò che il "Cacciatore di aquiloni" ha fatto per l'Afghanistan. Racconta con sensibilità e pacatezza la storia di quattro generazioni di palestinesi costretti a lasciare la propria terra dopo la nascita dello stato di Israele e a vivere la triste condizione di "senza patria". Attraverso la voce di Amal, la brillante nipotina del patriarca della famiglia Abulheja, viviamo l'abbandono della casa dei suoi antenati di 'Ain Hod, nel 1948, per il campo profughi di Jenin. Assistiamo alle drammatiche vicende dei suoi due fratelli, costretti a diventare nemici: il primo rapito da neonato e diventato un soldato israeliano, il secondo che invece consacra la sua esistenza alla causa palestinese. E, in parallelo, si snoda la storia di Amal: l'infanzia, gli amori, i lutti, il matrimonio, la maternità e, infine, il suo bisogno di condividere questa storia con la figlia, per preservare il suo più grande amore. La storia della Palestina, intrecciata alle vicende di una famiglia che diventa simbolo delle famiglie palestinesi, si snoda nell'arco di quasi sessant'anni, attraverso gli episodi che hanno segnato la nascita di uno stato e la fine di un altro. In primo piano c'è la tragedia dell'esilio, la guerra, la perdita della terra e degli affetti, la vita nei campi profughi, condannati a sopravvivere in attesa di una svolta. L'autrice non cerca i colpevoli tra gli israeliani, racconta la storia di tante vittime capaci di andare avanti solo grazie all'amore.

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Le recensioni degli AccioBookers

Giady

Qualcuno (non ricordo chi) ha commentato questo testo dicendo che Ogni mattina a Jenin sta alla Palestina, come Mille splendidi soli sta all'Afghanistan. Non ha tutti i torti, anzi. Si tratta di una lettura con una forte carica emotiva, che racconta la questione palestinese e la storica diatriba con Israele fin dagli albori, attraverso diverse generazioni di donne che la vivono in maniera personale e differente a seconda della propria epoca. Amal è il personaggio chiave e forse quello più interessante, è colei che costituisce il cardine intorno al quale la storia ruota, facendoci vivere da vicino le sensazioni di terrore costante a cui la guerra conduce, ma anche la forza dei sentimenti positivi che essa distrugge. Toccante e profondo. Spero di leggere altro della stessa autrice.

sabripeccedi

Recensito il 21/08/2023

La questione palestinese riassunta in sessant'anni di storia di una famiglia che non ha mai conosciuto pace e serenità. Doloroso. Ma necessario.

Alice_21

Recensito il 15/10/2023

Scambio o vendo, libro dalla copertina flessibile.

OgniRicciounLibro

Recensito il 11/08/2024



Doloroso.   

Una lettura importante, toccante, cruda, a tratti difficile - ci sono stati alcuni punti in cui ho pensato di abbandonare la lettura perché quelle parole mi hanno fatto troppo male - ma ho resistito ed ho concluso il romanzo. Ed è stata la scelta giusta!!! 
Rivivere la vita di Amal - della sua famiglia, dei suoi antenati - attraverso i suoi occhi, prima di bambina, poi di adolescente e poi di donna e adulta. Le perdite, gli addii, le amicizie della vita, l'amore e l'aiuto dei parenti e vicini, la vita nei campi profughi, la voglia di non arrendersi alla guerra e al dolore, di provare a combattere - il nemico e la morte - di provare a sopravvivere ed andare comunque avanti con la propria vita e non farsi sopraffare dal dolore. 

Anche se doloroso, è un romanzo che andrebbe letto, che aiuta a capire la vita di queste persone in guerra - anche se i personaggi della famiglia di Amal sono di fantasia, il periodo di ambientazione e la guerra sono veri. E c'è una piccola vena autobiografica, narrando parti della vita che l'autrice a vissuto in prima persona. Fà riflettere come fà arrabbiare, sapere che l'umanità non ha imparato dagli errori di altri e li ripete - per vendetta, per potere, per religione, per credersi superiori, o credendo che sia giusto solo perché è ciò che è successo anche a loro