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Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino (6)

Christiane F.

Genere: Adolescenti, Autobiografici, Autobiografie

Editore: Rizzoli

Anno: 2013

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 309 Pagine

Isbn 10: 8817064025

Isbn 13: 9788817064026

Trama

Berlino, anni Settanta, quartiere dormitorio di Gropiusstadt. Christiane F. ha dodici anni, un padre violento e una madre spesso fuori casa. Inizia a fumare hashish e a prendere Lsd, efedrina e mandrax. A quattordici anni per la prima volta si fa di eroina e comincia a prostituirsi. È l'inizio di una discesa nel gorgo della droga da cui risalirà faticosamente dopo due anni. La sua storia, raccontata ai due giornalisti del settimanale "Stern" Kai Hermann e Horst Rieck, è diventata un caso esemplare, una denuncia dell'indifferenza della nostra società verso un dramma sempre attuale. Una testimonianza cruda, la fotografia di un'epoca.

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Le recensioni degli AccioBookers

Valeria

3.5 È abbastanza complicato parlare di questo romanzo. Non avevo grandi aspettative, ne avevo sentito parlare veramente poco e le persone che lo avevano letto mi avevano solamente anticipato che era un libro di letteratura tedesca diretto ai ragazzini (11-12 anni). Non sono rimasta proprio delusa, dopotutto ripeto che non mi aspettavo nulla, ma non mi ha nemmeno molto colpito. Durante la prima parte del romanzo, l'autrice ci racconta la sua infanzia, sicuramente non facilissima e rosea. Leggendola, pensavo di aver compreso le ragioni per il quale Christiane aveva cominciato a drogarsi, eppure non sono proprio riuscita a nascondere e a reprimere lo sgomento che provavo di pagina in pagina. Nel momento in cui Christiane (che rivela di non essere ancora nemmeno sviluppata quando inizia il giro) comincia con l'hascisc, l'unica cosa che mi è venuta in mente è stata hai dodici fottuti anni! Al suo posto c'erano le mie cuginette più piccole, le vedevo con la sigaretta ad aspirare e avrei voluto dare alla protagonista tante di quelle mazzate... Quello che inizialmente mi era parso un gioco (perché ripeto che non sapevo nulla di questo libro, anzi, nella versione che mi è stata prestata la trama non era nemmeno scritta!) si è trasformato in un vero e proprio tunnel dell'orrore: Christiane passa dall'hascisc (definita una droga per bambini) all'eroina, e sottolineo che aveva soltanto tredici anni. E qui di nuovo la mia infinita voglia di buttare il libro per l'aria, se non fosse stato che seriamente volevo vedere come andava a finire la storia. Il romanzo, però, continua sempre peggio: si passa da semplici sniffate a bucate, per poi arrivare a crisi di astinenza tremende e all'inizio di lungo giro di prostituzione per comprare l'eroina. La parte centrale, in cui lei racconta letteralmente tutto ciò che fa in una giornata, è un pochino noiosa, come in generale l'andazzo del libro. Ad un certo punto diventa un continuo mi buco, voglio disintossiccarmi, ci provo, ci riesco, mi ribuco di nuovo e il circolo vizioso continua. In questi momenti davvero pensavo fino a che punto un eroinomane (in questo caso Christiane) possa spingersi. Penso che sia un'ottima testimonianza, nella quale vi è anche un barlume di speranza e in cui l'autrice ci dimostra come si può uscire nonostante ormai si sia arrivati al fondo. Se prima non avevo prima nessuna intenzione di provare sigarette, canne e roba del genere (anche se il tabacco non è comunque droga), adesso la voglia è completamente svanita anzi, penso che vedrò queste situazioni anche in modo diverso. Diciamo che per un ragazzino di undici anni potrebbe anche essere istruttivo, ma a me, oltre a farmi imprecare e a portarmi a riflessione più di una volta, non ha lasciato proprio tantissimo. Si nota che è il frutto di una collaborazione ideata appositamente per lanciare un messaggio positivo: spesso ci sono dei siparietti nel quale parlano la madre di Christiane e alcuni personaggi secondari come i proprietari delle discoteche dove girava l'eroina (dato che questa è una storia vera). Ammetto che lo stile non è il massimo, anzi, spesso ci sono degli orrori grammaticali del tipo "a me mi" o "gliela" utilizzato al posto "ce la" (non capisco per quale motivo), e termini tipici di quel mondo (come "andare a rota", che significa avere crisi di astinenza, "sballati", che vuol dire praticamente fatti o "marchette", ovvero prostituirsi). Ci sono da fare, però anche delle considerazioni. Il libro è ambientato negli anni '70 e spesso la protagonista dice che sua madre non poteva telefonare alle madri delle sue compagne per chiedere se davvero fosse lì e inoltre vi erano ancora pochi centri di terapia per drogati. Adesso fortunatamente c'è (teoricamente) un maggior controllo e i centri d'accoglienza sono molti di più. Per gli anni '80 (perché il libro è stato pubblicato nel 1978) sarà stato sicuramente una specie di innovazione, qualcosa che fece aprire gli occhi al mondo. Purtroppo oggi si rivelerebbe soltanto come una delle tante testimonianze di persone che ce l'hanno fatta (per fortuna)

Martiv

Recensito il 10/04/2021

Scambiato

elena

Recensito il 28/08/2023

audiolibro