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Ninfa plebea (4)

Domenico Rea

Genere: Sentimentale, Adolescenti, Biografie

Editore: Mondadori

Anno: 1996

Lingua: Italiano

Rilegatura: Non inserito

Pagine: 168 Pagine

Isbn 10: 8804404892

Isbn 13: 9788804404897

Trama

Miluzza, poco più che bambina e cresciuta nella povertà di un misero basso, comincia a sbocciare e ad attirare gli sguardi voluttuosi di vicini di casa e signori. Siamo a Nofi, la cittadina campana d’invenzione sfondo di molte opere dell’autore, e sono gli anni prima della seconda guerra mondiale. Tutto intorno a lei è miseria, dissolutezza e meschinità, e la sua educazione sentimentale potrebbe diventare una discesa agli inferi. Eppure, come per miracolo, la sua purezza non è scalfita da quel mondo squallido di uomini alla ricerca del piacere. Miluzza è pura forza vitale, coraggio e voglia di non soccombere ai pericoli che le si parano davanti sul cammino. Domenico Rea narra con uno stile a tratti aspro e a tratti lirico la storia di una stella terrena, affrontando con coraggio un tema a lungo rimosso nella letteratura: quello delle infanzie rubate, dei corpi di giovani donne offesi e violati da uomini senza scrupoli. Da questo libro è stato tratto il film omonimo del 1996 diretto da Lina Wertmüller con Stefania Sandrelli e Raoul Bova.

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Le recensioni degli AccioBookers

Stefi

Recensito il 02/07/2023

Cercando notizie su Domenico Rea, mi sono imbattuta in questo libro, il titolo mi ha subito colpita, lo trovo molto poetico ma diretto, e questi due aggettivi credo siano perfetti per sintetizzare un po' tutto il romanzo, vincitore del Premio Strega del 1993.

Siamo negli anni '40 del Novecento a Nofi, cittadina immaginaria in cui Domenico Rea ambienta di solito i suoi libri, la si può identificare con Nocera Inferiore in provincia di Salerno, dove l'autore ha vissuto la sua infanzia. Miluzza, la plebea protagonista della storia, è una ragazzina di tredici anni che vive in un basso, una piccola e modesta casa al piano terra, con i suoi genitori e il nonno materno.  

"Cresciuta ed educata pressappoco come un pollo da cortile, senza troppe attenzioni e carezze; abituata fin da bambina a lavorare sempre..." Miluzza pagherà lo scotto della reputazione impietosa che il paese ha di sua madre, della povertà e dell'ignoranza e delle conseguenze amare che queste portano con sé. Lo squallore, gli abusi dei vecchi laidi che le rubano l'infanzia, le invidie crudeli e i pregiudizi, la mancanza di una guida dolce e sincera la porterà a vivere esperienze terribili e a pensare di meritarle tutte, fino all'ultimo schiaffo, fino all'ultimo insulto.

Ma Miluzza malgrado tutto e miracolosamente, riesce a preservare una piccola parte di sé stessa alla speranza e alla purezza.

La scrittura di Rea  mi ha ricordato moltissimo i film di Vittorio De Sica ma anche il Márquez che racconta dell'amore ai tempi del colera. Sarà per le descrizioni della campagna, tra afrori nauseabondi e profumi di fiori e alberi da frutto. Sarà per la magia della natura che circonda Miluzza e per il vacuo e ipocrita folklore religioso di cui Nofi è pregno. Sarà per il linguaggio vivace e dal ritmo incalzante ma senza esagerazioni ed orpelli inutili, con qualche aggiunta di dialetto che rende il tutto realistico ma non complesso, niente che Google non possa aiutare a tradurre insomma.

Ho divorato questo libro perché Miluzza potremmo essere tutte noi, perché il pericolo del male e del lercio mondo nella sua più crudele umanità è sempre in agguato per rubare sogni, speranze e infanzie.

Una delle migliori letture dell'anno per me.