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Genere: Unione Sovietica,
Editore: Il Saggiatore
Anno: 1990
Lingua: Italiano
Rilegatura: Flessibile
Pagine: 440 Pagine
Isbn 10: 880433035X
Isbn 13: 9788804330356
Trama
"Quando, alla fine degli anni settanta, cominciai ad occuparmi in modo sistematico del mito dell’Urss, l’interesse per questo paese era assai circoscritto. In una decina d’anni esso era diventato oggetto d’attenzione quasi quotidiana da parte dei mass media, e il dinamismo impresso da Gorbaciov alla storia sovietica ha capovolto completamente la stagnazione dell’epoca brezhneviana. Questo lavoro è frutto d’una ricerca di lungo respiro, diretta ad esaminare l’immagine americana dell’Urss negli anni del primo piano quinquennale, ed allargatasi poi al tema più vasto dell’atteggiamento dell’Occidente nei confronti della Russia di Stalin. E’ nei circa trent’anni dominati dalla figura del dittatore georgiano, infatti, che si crea in Occidente quel mito dell’Urss che, raggiunto il suo apice verso la metà degli anni trenta, trova dopo alterne vicende nel 1956 il suo momento conclusivo. Esso, ovviamente, non sparì del tutto, ed il fascino che esercitarono in tutto il mondo le imprese spaziali degli Sputnik e di Jurij Gagarin lo dimostrò al di là di ogni dubbio. Si trattava, però, di un mito che aveva imboccato la china discendente, che aveva esaurito le sue risorse ed era incapace di rinnovarsi. Per quanto in parte legato al mito dell’Ottobre, che si propagò in Occidente quasi contemporaneamente alle notizie sulla rivoluzione russa, il mito della Russia di Stalin costituì un fatto nuovo: per i caratteri che assunse ma anche per la dimensione, la diffusione, i gruppi sociali che coinvolse. Come sarà chiaro fin dall’inizio, ad essere privilegiati sono stati i paesi dell’Occidente democratico, la Francia, l’Inghilterra e gli Stati Uniti. Il sistema politico liberale, che riuscì a sopravvivere negli anni tra le due guerre in queste nazioni, permise che tutte le tendenze politiche - da quelle rivoluzionarie a quelle reazionarie, da quelle radicali a quelle conservatrici - su misurassero con l’esperienza dell’Urss senza venir soffocate, condizionate soltanto da se medesime e dagli avvenimenti storici del periodo. La democrazia, naturalmente, sopravvisse anche altrove, ma questi furono i paesi la cui influenza culturale e politica fu maggiore, in cui la continuità e la contiguità con cui vissuto il problema dell’Urss fu più evidente, il cui giudizio ed atteggiamento l’Unione Sovietica ebbe più a cuore. Si è cercato di dar spazio, per quanto possibile, anche all’Italia e alla Germania, nella consapevolezza che l’esperienza fascista di questi paesi non fosse assimilabile a quella delle democrazie. L’interesse con cui il regime di Mussolini guardò all’Urss, soprattutto nelle sue frange più di sinistra, trova riscontro nell’atteggiamento del mondo industriale e nella varietà e quantità di viaggiatori italiani nell’Urss. Quanto alla Germania, è soprattutto nel primo decennio successivo alla Rivoluzione d’Ottobre che il mondo politico e culturale tedesco si misura con la storia e la realtà dell’Unione Sovietica, come testimoniano decine di racconti di viaggio che si fanno, dopo la vittoria nazista, assai più rari." (Dalla introduzione di Marcello Flores)
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