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La danzatrice di Izu (1)

Yasunari Kawabata

Genere: Letteratura,

Editore: Adelphi

Anno: 2017

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 160 Pagine

Isbn 10: 8845931730

Isbn 13: 9788845931734

Trama

Uno studente di Tokyo intraprende un viaggio solitario nella pittoresca penisola di Izu: spera di trovare sollievo ai propri tormenti. Nella bellezza del paesaggio autunnale, il protagonista vive un'esperienza che lo segnerà a fondo: conosce Kaoru, una giovane danzatrice errante, pura nella sua naturale semplicità e nel suo animo infantile. In un delicato equilibrio tra lo scenario idilliaco di Izu e le dinamiche emotive fra i due, Kawabata esplora il tema della bellezza effimera e dell'innocenza perduta, catturando con maestria la fugacità del momento. Opera giovanile dell'autore, fortemente autobiografica, "La danzatrice di Izu" (1927) secondo Mishima «ha la bellezza incompiuta della giovinezza stessa». La accompagnano in questo volume altri tre racconti, come nell'edizione Shinchosha del 1950: "Locanda termale" (1930), che nella coralità tutta declinata al femminile ricostruisce con vividezza gli stessi ambienti della "Danzatrice di Izu"; "Lirica" (1934), un'interpretazione di rara intensità dello struggimento di una donna per l'amore perduto; e "Uccelli e altri animali" (1934), un racconto in cui vita e scrittura si fondono in un'allegoria disturbante. In ognuno di questi testi – al di là di una semplice narrazione di eventi e azioni – Kawabata riesce a offrire un affresco di indelebili emozioni, così fine da penetrare profondamente nell'animo del lettore.

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Le recensioni degli AccioBookers

Valeria

" [...] per me la bellezza di una sola stella vista per la prima volta è insuperabile. Penso che lo stesso discorso valga per la letteratura e per la vita." Non so se il libro mi sia piaciuto di più per il racconto o per il saggio di Kawabata. Quando lo vidi in libreria, così piccolo, nascosto dietro un altissimo porta CD, ho deciso che avrei dovuto leggerlo. Una storiella breve, così breve da lasciarti riflettere su quale sia il suo significato e quali siano le ragioni del suo successo. La tematica del viaggio, inteso come mezzo di formazione del protagonista, non è poi particolarmente originale. Eppure c'è qualcosa di estremamente attraente in questo racconto. Forse è proprio il fascino della danzatrice, descritta quasi come un angelo che scende dal cielo. La continua attesa che accada effettivamente qualcosa tortura il lettore durante l'intera lettura, alla fine Kawabata ci lascia con un pugno pieno di sassi, senza che la danzatrice e il viaggiatore abbiano avuto la possibilità di conoscersi, con un abbandono che risulta essere comunque estremamente doloroso. Un ragazzo che scopre, durante questo viaggio fra un Giappone ancora non dilaniato dalla guerra, la bellezza - la luce del sole delle Hawaii nei bicchieri di vetro - senza che esso possa raggiungerla e riunirsi con essa. Una bellezza rappresentata dalla purezza e dalla timidezza della fanciulla, che, in mezzo ad altre ragazze (o ad altre stelle, dovremmo dire?), risulta essere quell'unica che stella che, osservata per la prima volta, è insuperabile. Il saggio di Kawabata, che si trova appunto alla fine del libro, è un'ottima immersione nella letteratura giapponese, di cui cita romanzi, haiku, scrittori e monogatari. La lettura di un autore dell'Estremo Oriente si rivela, ancora una volta, una esperienza mistica, esattamente come era stato per Un pallido orizzonte di colline.