La bella Otero (0)

Trama

Con un corpetto attillato e una gonna rossa scampanata che raggiunge quasi le caviglie, La Bella Otero appare come un linguaggio vivente, la sua danza è parola, un messaggio che si libra con un alto livello di immagini e di allegorie, libera le più intime emozioni, invera in modo altamente poetico la necessità umana di comunicare: una comunicazione diretta, in un certo senso primordiale; nessuna sofisticatezza in quei giri tortuosi, in quelle evoluzioni che paiono non avere mai fine, perché, serpente ancestrale e sublime, essi si mordono simbolicamente la coda e ricominciano al momento stesso in cui hanno termine. In quel mezzo espressivo senza intermediari, perché va da corpo a corpo, da istinto a istinto, Carolina Carasson disegna la sua grande epopea erotica, rende visibili le immagini dell'animo; tramite il suo corpo, i suoi gesti, l'espressione degli occhi, il soffio vitale e rovente della sua forza si fa ritmicamente vibrante.
Un giorno del fatale giugno 1914, il mese volge alla fine, la Bella Otero solleva lenta la veste, scopre le gambe perfette, poi non appagata si spoglia, il suo corpo è li davanti a lei, ancora una statua di carne, non una smagliatura, non un segno denunciano il passare del tempo, potrebbe ancora danzare, esibirsi, destare deliri e applausi, sì, tutto potrebbe continuare come prima, forse meglio di prima; ma proprio per questo, proprio perché l'istante luminoso del suo lungo trionfo non si spezzi e perché ogni cosa si proietti nel tempo e nell'eterno, ella dice a se stessa, nella fastosa stanza vuota, ma le sue parole sono per il mondo: “Basta!”.