Tempo di lettura stimato:
5h 52m
Genere: Adolescenti, Letteratura, Formazione
Editore: Baldini&Castoldi
Anno: 1997
Lingua: Italiano
Rilegatura: Non inserito
Pagine: 176 Pagine
Isbn 10: 8880890514
Isbn 13: 9788880890515
Trama
Bologna, 1992. Alex D., diciassette anni, figlio modello di una famiglia come tante, decide di "uscire dal gruppo", di rompere le regole e gli schemi, di fare un "salto fuori dal cerchio che ci hanno disegnato intorno". In una parola, cresce. Lo fa attraverso le pedalate disperate su in collina, la musica furibonda dei Sex Pistols e dei Red Hot Chili Peppers, l'amore di Adelaide, la sofferenza per la perdita dell'amico Martino... Un libro che ha fatto la storia dell'editoria italiana, il romanzo-manifesto di una generazione che racconta smarrimenti e ardori dei diciott'anni, fondendo rabbia e ironia.
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Le recensioni degli AccioBookers
ilapenny
Un libro che vale la pena leggere perché realmente segna una generazione. Non tanto lo slang o i temi, quanto l'autenticità della scrittura ne fanno una pietra miliare. Credo che leggendolo occorra tenere a mente che è stato scritto da un Brizzi nemmeno ventenne, che quindi narra in primissima persona le vicende di Alex. Quello che spesso si rischia di trovare nei libri raccontati attraverso gli occhi di un adolescente (mi viene in mente la macchinosità di D'Avenia in "Bianca come il latte, rossa come il sangue") qui scompare completamente, la Bologna dei primi anni Novanta è vera e limpida come solo un ragazzo che l'ha vissuta può raccontarla.
_elescarn
"Ho paura che il nostro rapporto sarebbe troppo esclusivo, e ti voglio tantissimo bene ma ho paura di dare." Potrebbe dirmelo. Perché lei ha un altro passato, un altro alfabeto, altre rime la fanno sorridere. Siamo irrimediabilmente diversi, ed è bello incontrare gente diversa, ma forse è impossibile capirla fino in fondo. Come in quella canzone incredibile dei Cure dove lei è bellissima e il povero la guarda ammirato e lei si sente offesa e Robert Smith dice: «Ecco perché ti odio». (pag. 26)
“Se con una ragazza ci state veramente bene, dev'essere difficile trovare uno che vi faccia una foto senza rovinare tutto spiegandovi che non state sorridendo abbastanza. Bisogna avere molta cautela, con chi è felice.” (pag. 36)
«Quando moriranno i miei genitori sarò grande, mi farò la barba tutti i giorni e saprò scalare perfettamente le marce della macchina, ma da qualche parte dentro di me si sarà perduto il momento in cui mio padre mi ha portato allo zoo di Parigi, e anche la domenica mattina in cui mia madre mi ha portato per la prima volta ai lupetti e io avevo paura che facessimo dei giochi pericolosi tipo saltare dagli alberi e le stringevo fortissimo la mano. Se ne andrà tutto, piano piano, e forse resterà solo il ricordo delle centomila volte in cui abbiamo litigato, sempre uguali, sempre più stanchi. Moriranno anche i miei amici, e intanto mi spegnerò anch'io, piano piano. Alla fine morirò anch'io e sarà finito tutto, a quel punto... Forse Martino pensava le stesse cose e ha deciso di andarsene prima che la gente cominciasse a cadergli intorno. Forse lui ha preferito andar via quando tutto era ancora intero...» (pag. 100)
“Le voleva bene, a lei, il vecchio Alex, e voleva bene anche alle sue guance, alle sue dita e al modo che aveva di abbracciarlo. Alla fine di tutti i loro saluti tardoadolescenziali, lei aveva proposto di fare un giro sui colli e il solito roccioso aveva accettato subito, tutto proiettato d'entusiasmo e pronto a volare sulle ali della sua fantasia. In vespa, quel matto stava seduto dietro, a meno d'un centimetro dal maglione verde di lei: se l'era messo per farlo contento - Alex lo sapeva bene - perché quel maglione portentoso parlava di Irlanda, di Pogues e di felicità. Ecco, aveva pensato a un certo punto, mentre la vespa guadagnava via la strada, tutto questo il vecchio Martino non potrà più provarlo. Mai più avere il cuore in gola perché domani pomeriggio si parte e per due settimane non si vedrà una ragazza speciale; mai più accorgersi che una persona è veramente diversa dalle altre; mai più essere un po' emozionato perché si deve fare una certa telefonata per la prima volta; e non essere mai più contento di sentire il motore di una certa vespa e credere di riconoscerlo anche se si sta solo sognando nel proprio letto una mattina di primavera; e non avere più un cavolo di niente, né ragazze con cui sperare di fare l'amore, né dischi da comprare, né giri di Fender Jaguar da suonare... Martino non sarebbe mai più andato sui colli con una ragazza, in due sulla stessa vespa: stava solo cercando di convivere con questo sentimento, il vecchio Alex.” (pag. 111)
“Lui sentiva che erano veramente una cosa sola, il petto contro la sua schiena e le mani sui suoi fianchi. I capelli le uscivano dal casco, e al vecchio Alex era venuta in mente quella canzone degli Smiths, There's A Light That Never Goes Out, dall'album The Queen Is Dead, quando più o meno dice Non portarmi a casa, stasera, perché non è più la mia casa, ma la loro, e io non sono più il benvenuto. E se un autobus a due piani si schiantasse contro di noi, sarebbe un modo sublime di morire, e se un camion ci uccidesse tutti e due morire al tuo fianco sarebbe un piacere e un onore, per me (…) Be', gli veniva in mente proprio questo. Non che sperasse che Aidi tirasse dritto alla prossima curva in modo da volare giù belli sparati per la scarpata, però tornava fuori un'altra volta la magia di essere insieme, e il fascino di non capire esattamente cosa volessero uno dall'altro, perché soltanto dandosi la mano - uh - avevano già tutto.” (pag. 112)
“Gli veniva da tenerla abbracciata un giorno di fila per tutte le volte in cui avrebbe voluto farlo e lei sarebbe stata a centomila chilometri.” (pag. 127)