Tempo di lettura stimato:
4h 10m
Genere: Letteratura, Classici, Classici moderni
Editore: Biblioteca Universale Rizzoli
Anno: 2006
Lingua: Italiano
Rilegatura: Brossura
Pagine: 125 Pagine
Isbn 10: 8817011304
Isbn 13: 9788817011303
Trama
Akakij Akakievic Basmackin è un mite impiegato, deriso dai colleghi, copiatore di lettere ad un ministero, così povero da dover risparmiare un intero anno per potersi far fare un nuovo cappotto dal sarto. La felicità di sfoggiarlo dura un solo giorno: la sera stessa viene assalito e derubato del suo bene prezioso. La polizia lo tratta malamente e non riesce neppure una colletta tra i colleghi. Dopo pochi giorni Akakij Akakievuc muore di disperazione e di freddo. Con una nota di Paolo Giovannetti.
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Venere
Con "Il Cappotto" di Gogol è la secondo volta che mi addentro nei meandri della letteratura russa. La prima volta è avvenuta con "Il Maestro e Margherita" ed è stata un'esperienza narrativa diametralmente opposta a "Il Cappotto". Se il libro di Bulgakov è un romanzo immenso, ricco, quasi felliniano nella sua coralità di personaggi e caratterizzato da due macrotrame e più sottotrame che si intrecciano tra loro nei modi più inimmaginabili e fantasmagorici, "Il cappotto" è un racconto, dunque un testo più breve, ma non per questo meno intenso. La trama è molto semplice e lineare. Un umile impiegato statale dal nome cacofonico (Akakij Akakievic) che vive completamente dedito al suo lavoro da copista, è bersaglio delle angherie e dei dispetti molesti dei suoi colleghi d'ufficio ai quali o non risponde se non con un semplice "Lasciatemi stare, perché mi offendete?" domanda che trasuda tutta l'umanità e la genuina incredulità di chi subisce ingiustizie gratuite. Parco e parsimonioso, il povero impiegato è costretto dal gelo pietroburghese a farsi confezionare un cappotto nuovo. È sarà proprio questo nuovo cappotto a dare il via ad una serie di eventi che, concatenandosi realisticamente seppur tragicamente, porteranno al tragico epilogo del nostro protagonista. Ad ogni modo, il tragico epilogo che chiude la parabola biologica del protagonista, apre la strada ad una breve parentesi paranormale che conferisce alla storia un che di sospeso. Essendo il registro così diverso dal resto del racconto, non si capisce se Akakij Akakievic riesca davvero a trovare giustizia e pace in uno stato ultraterreno o se questa non sia piuttosto una strategia del narratore compassionevole, un suo tentativo fantasioso per concedere al povero una possibilità di giustizia, seppur irreale. Con "Il Cappotto" poi, ho provato per la prima volta pietà per un personaggio di carta e inchiostro. È accaduto durante la scena dell'aggressione nella piazza. Mi ha preso una pietà tale da sentire il cuore preso in una morsa di tristezza. Non sentivo una sensazione così forte e autentica dalla scena della crisi nevrotica di Madame Bovary.