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9h 26m
Editore: Bompiani
Anno: 1980
Lingua: Italiano
Rilegatura: Flessibile
Pagine: 283 Pagine
Trama
Tragica e sommessa descrizione, giorno per giorno, del calvario di un uomo ammalato di tisi nella Cina miserevole che vive l’ultimo anno di guerra. Gelide notti è il capolavoro della maturità di Ba Jin (Wade-Giles: Pa Chin), lo scrittore che nel 1931 con il romanzo-saga Famiglia aveva denunciato il sistema patriarcale confuciano che nel paese percorso dai primi fremiti di rinnovamento ancora mieteva vittime tra i giovani e soprattutto, come da millenni, tra le donne. Gelide notti non è invece una “saga”: i personaggi sono soltanto tre, lui, lei e la madre di lui. Sullo sfondo la Cina martoriata, quella del “tempo del disprezzo” che preclude ogni ottimismo e impedisce allo scrittore di salutare una qualsiasi “nuova aurora”. In questo romanzo ogni evento, ogni gesto, ogni parola sono antieroici, semplici, quotidiani al punto che la banalità esalta e acuisce la tragedia ed è penosamente rivelatrice di una condizione umana universale e al tempo stesso specifica. È il “privato” di oppressi e vinti che guarda caso sono cinesi ma potrebbero essere di ogni luogo se non di ogni tempo. “Bastardo culturale” e “occidentalizzante” è stato definito Ba Jin dai critici di regime. Ma non lo sono in definitiva, in questo mondo che si va facendo uno, tutti i grandi scrittori? L’opera di Ba Jin, come ha scritto Pierre-Jean Rémy su Le monde des livres “si rivela a poco a poco – e peso le mie parole – come un capolavoro. I suoi sono di quei libri ‘maggiori’ che attraversano folgoranti le nostre vite e che ci danno il coraggio e la voglia forsennata, disperata, di leggere e di scrivere ancora...”
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