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10h 40m
Genere: -,
Editore: Longanesi
Anno: 2020
Lingua: Italiano
Rilegatura: Rigida
Pagine: 320 Pagine
Isbn 10: 8830455342
Isbn 13: 9788830455344
Trama
«Quelli che riecheggiano lassù, fra le cime, non sono tuoni. Il fragore delle bombe austriache scuote anche chi è rimasto nei villaggi, mille metri più in basso. Restiamo soltanto noi donne, ed è a noi che il comando militare italiano chiede aiuto: alle nostre schiene, alle nostre gambe, alla nostra conoscenza di quelle vette e dei segreti per risalirle. Dobbiamo andare, altrimenti quei poveri ragazzi moriranno anche di fame. Questa guerra mi ha tolto tutto, lasciandomi solo la paura. Mi ha tolto il tempo di prendermi cura di mio padre malato, il tempo di leggere i libri che riempiono la mia casa. Mi ha tolto il futuro, soffocandomi in un presente di povertà e terrore. Ma lassù hanno bisogno di me, di noi, e noi rispondiamo alla chiamata. Alcune sono ancora bambine, altre già anziane, ma insieme, ogni mattina, corriamo ai magazzini militari a valle. Riempiamo le nostre gerle fino a farle traboccare di viveri, medicinali, munizioni, e ci avviamo lungo gli antichi sentieri della fienagione. Risaliamo per ore, nella neve che arriva fino alle ginocchia, per raggiungere il fronte. Il nemico, con i suoi cecchini - diavoli bianchi, li chiamano - ci tiene sotto tiro. Ma noi cantiamo e preghiamo, mentre ci arrampichiamo con gli scarpetz ai piedi. Ci aggrappiamo agli speroni con tutte le nostre forze, proprio come fanno le stelle alpine, i «fiori di roccia». Ho visto il coraggio di un capitano costretto a prendere le decisioni più difficili. Ho conosciuto l'eroismo di un medico che, senza sosta, fa quel che può per salvare vite. I soldati ci hanno dato un nome, come se fossimo un vero corpo militare: siamo Portatrici, ma ciò che trasportiamo non è soltanto vita. Dall'inferno del fronte alpino noi scendiamo con le gerle svuotate e le mani strette alle barelle che ospitano i feriti da curare, o i morti che noi stesse dovremo seppellire. Ma oggi ho incontrato il nemico. Per la prima volta, ho visto la guerra attraverso gli occhi di un diavolo bianco. E ora so che niente può più essere come prima.» Con "Fiore di roccia" Ilaria Tuti celebra il coraggio e la resilienza delle donne, la capacità di abnegazione di contadine umili ma forti nel desiderio di pace e pronte a sacrificarsi per aiutare i militari al fronte durante la Prima guerra mondiale. La Storia si è dimenticata delle Portatrici per molto tempo. Questo romanzo le restituisce per ciò che erano e sono: indimenticabili.
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Le recensioni degli AccioBookers
Elisa B
"Fiore di roccia" celebra il coraggio delle donne, pronte a rischiare la loro vita per aiutare i militari al fronte. Ilaria Tuti restituisce alla memoria una storia per molto tempo dimenticata, quella delle Portatrici carniche. Durante la prima guerra mondiale donne, più o meno giovani, si inerpicavano sulle montagne con la gerla in spalla per raggiungere il fronte e portare ai soldati quello di cui avevano bisogno, dal cibo alle munizioni. Durante la discesa spesso il carico era sostituito dalle barelle con i feriti o chi lassù aveva perso la vita. Una scrittura poetica per una pagina di storia molto toccante, dove la montagna è viva e le emozioni tangibili, una storia che merita di essere ricordata.
Rotty
Recensito il 17/04/2023
Bellissima scrittura; una storia che ci restituisce la memoria di un pezzo del nostro Paese durante la prima guerra mondiale
La biblioteca di Marghe
Recensito il 11/05/2023
1915 la Grande guerra riecheggia nelle montagne del Friuli dove i nostri alpini italiani hanno costruito accampamenti e trincee per fronteggiare il nemico austriaco; ragazzi di tutte le età, figli, padri, nonni che facevano i lavori più disparati, certo non addestrati a combattere o dediti alla vita militare. Agata, Lucia, Caterina, Viola…donne dalla grande forza d’animo che vengono chiamate ad assurgere il ruolo di “portatrici”: il loro compito quello di camminare ogni giorno nella neve alta e con la “gerla” in spalla, una sorta di grande cesta pesantissima riempita all’orlo, fino alla cima del Pal per portare a quei soldati munizioni, vestiti puliti, medicinali e tutto ciò di cui avevano bisogno al fronte. Nessuna di loro è però preparata ad affrontare ciò che vedranno: distruzione e morte; ma nonostante questo nessuna di loro indietreggia di fronte all’incarico assegnatole, un incarico che le porterà anche a riportare in paese le salme dei soldati deceduti in battaglia, a costruire un cimitero per tutti quei corpi che hanno necessità di trovare riposo eterno, e che porterà proprio Agata a guardare in faccia il nemico, il diavolo bianco, in un incontro che le cambierà per sempre la vita.
È il primo libro che leggo di questa autrice e ammetto che sa scrivere davvero molto bene. La storia è narrata con molta precisione e in effetti è ben visibile l’ampia ricerca che l’autrice ha svolto per poterla scrivere cercando di rimanere fedele agli avvenimenti storici. La guerra si sente nell’aria mentre sfogli le pagine del libro e con lei la tristezza e la devastazione che porta con sè. Questo libro è una voce che inneggia alle numerose donne valorose che hanno preso parte al conflitto mondiale, anche se non da combattenti, delle quali si parla troppo poco o addirittura per niente; io stessa non ne avevo mai sentito parlare.